2016/02/26

1971/02/26: Termina la quarantena degli astronauti di Apollo 14

L’equipaggio di Apollo 14 conclude oggi la propria quarantena precauzionale, concepita per gestire il rischio (assai improbabile) di contaminazione con ipotetici germi lunari. Le missioni lunari successive faranno a meno di questo periodo di isolamento.

2016/02/25

1971/02/25: Il settimanale "Epoca" pubblica le foto scattate sulla Luna da Alan Shepard e Edgar Mitchell

Il settimanale "Epoca" in edicola giovedì 25 febbraio 1971 pubblica le prime foto a colori scattate durante la prima attività extraveicolare di Alan Shepard e Edgar Mitchell sulla superficie di Fra Mauro (dalla collezione personale di Gianluca Atti).




2016/02/19

1971/02/19: Shepard e Mitchell esaminano le rocce lunari

Nel Lunar Receiving Laboratory presso il Johnson Space Center, in Texas, Ed Mitchell (al centro) e Alan Shepard (a destra), ancora in quarantena, esaminano alcuni grandi campioni di roccia lunare, una piccola parte del loro bottino di circa 42 chilogrammi e 227 campioni complessivi raccolto pochi giorni prima nella zona di Fra Mauro, e li mostrano ai giornalisti che stanno dall’altra parte del vetro attraverso il quale sono scattate queste due foto.

La roccia più grande, davanti a Shepard, è Big Bertha, un campione molto particolare: pesa circa 8,9 kg ed è il terzo più grande mai raccolto nel corso di tutto il programma Apollo. Nel 2019 si scoprirà che un frammento incorporato all’interno di Big Bertha ha molte caratteristiche, come la presenza di granito e quarzo, che suggeriscono che si tratti di un meteorite terrestre. Avendo un’età di circa quattro miliardi di anni, questo ne fa la roccia terrestre più antica mai trovata.

Può sorprendere che i campioni siano esposti all’aria e quindi inevitabilmente contaminati dalla presenza dei due astronauti e delle altre persone accanto a loro, ma non tutte le rocce riportate sulla Terra vengono custodite in condizioni di perfetto isolamento, soprattutto se non è stato possibile garantire questo isolamento durante il viaggio dalla Luna. Queste rocce, comprese Big Bertha, sono classificate infatti nel Lunar Sample Catalog della missione come Bulk Sample (campione alla rinfusa).


Fonti: Apollo 50th; Apollo 14 Lunar Sample Information Catalog JSC-14240; Apollo 50th.

1971/02/19: Un bilancio sul viaggio lunare di Apollo 14 sul settimanale "Epoca"

La copertina del settimanale "Epoca" uscito in edicola venerdì 19 febbraio 1971.

 

 

 

 


Il servizio interno al settimanale "Epoca", firmato da Franco Bertarelli, sulla missione Apollo 14 conclusasi felicemente pochi giorni prima (dalla collezione personale di Gianluca Atti).

1971/02/19: Il settimanale "Epoca" pubblica le prime foto scattate sulla Luna da Apollo 14

La copertina del settimanale "EPOCA" dedicata all'impresa di Apollo 14


Il servizio interno del settimanale con le prime foto scattate sulla Luna








La copertina del settimanale francese "PARIS MATCH"

2016/02/11

1971/02/11: L'inizio della quarantena per i tre protagonisti del ritorno alla Luna su "Il Corriere della Sera"

Il giorno dopo il rientro sulla Terra e l'inizio della quarantena per Shepard; Roosa e Mitchell sulla prima e quinta pagina de "Il Corriere della Sera" di giovedì 11 febbraio 1971 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).

ARRIVERANNO VENERDI' NOTTE

Attesi a Houston gli eroi lunari

Gli astronauti hanno telefonato ai familiari - Tutti e tre sono in perfetta salute - L'età delle rocce prelevate nella fossa di Fra Mauro non dovrebbero essere inferiori ai 4 miliardi di anni

(DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE) Houston, 10 febbraio. "E' proprio facile sorridere ora", ha detto ieri sera, raggiante, la signora Louise Mitchell, mentre con le lacrime agli occhi, in casa, circondata dai parenti e dagli amici, stava guardando alla televisione il suo Edgar di ritorno dalla Luna con Alan Shepard e Stuart Roosa entrare con passo deciso dentro il carrozzone della quarantena a bordo della portaerei New Orleans, ormai al sicuro sul nostro pianeta. Erano con lei anche gli astronauti Fred Haise e il secondo "pedone lunare" della storia Edwin Aldrin con le rispettive mogli, tutti fieri, tutti entusiasti. "E' stato il più bel ritorno dallo spazio che abbia mai visto fino ad ora", ha aggiunto la signora Louise.

Non diverse le espressioni che sono state colte in casa Roosa e in casa Shepard. La moglie di quest'ultimo ha voluto sottolineare la tenacia, la determinazione e gli sforzi di Alan per mantenersi in forma e per smentire in pieno quelli che ritenevano 47 anni una età troppo avanzata per andare sulla Luna. Gli astronauti hanno telefonato alle famiglie scambiando con le mogli mille affettuosità; Roosa fra l'altro ha chiesto alla sua Joan di fargli trovare pronto, per quando arriverà a casa, uno dei suoi sandwich preferiti a base di salsiccia e cipolla ed ha anche chiesto di tenergli in frigo una buona birra.
Da questi discorsi si capisce che gli eroi della Luna, dopo tante avventure, sono tornati normali esseri terrestri con i loro desideri grandi e piccoli, compresi quelli suscitati dal ricordo di una birra e di una salsiccia. I tre uomini dell'Apollo 14 sono risultati in perfetta salute e hanno tenuto a precisare ai medici - come già avevano fatto nel corso del loro viaggio - che non hanno avuto bisogno nemmeno di una pillola delle tante che avevano a disposizione. La portaerei New Orleans, con il suo prezioso carico, sta ora viaggiando velocemente verso le Isole Samoa. Vi arriverà domani in giornata. Un elicottero preleverà il carrozzone della quarantena con dentro gli astronauti e lo depositerà a terra. Da qui il viaggio proseguirà in aereo fino a Houston dove Shepard e suoi compagni sono attesi per le 0:30 di venerdì notte (ora del Texas).
Intanto, sempre qui a Houston, stamani è stata mostrata ai giornalisti, in uno dei simulatori lunari, come si svolgerà la prossima missione dell'Apollo 15 che verrà realizzata nel luglio prossimo. Gli astronauti David Scott, James Irwin, che scenderanno sulla Luna nella zona compresa fra la cosiddetta catena degli Appennini e l'Hadley Rille, mentre il loro compagno di avventura Alfred M. Worden rimarrà in orbita ad attenderli, ci hanno fatto vedere come manovreranno la loro straordinaria Jeep lunare.
Questa macchina è un curioso veicolo a quattro ruote azionato elettricamente. Ha due posti. Le sue ruote non sono di gomma, ma di una speciale rete metallica che offre un sufficiente attrito per muoversi senza scivolare e, nello stesso tempo, molleggia come i pneumatici. La velocità del veicolo può raggiungere i 15 chilometri all'ora con una autonomia di una ottantina di chilometri. L'Apollo 15 porterà a compimento una serie di esperimenti senza precedenti. Intanto vi saranno tre attività extra-veicolari sulla Luna anziché due, come è avvenuto finora; l'intera missione durerà da 12 a 15 giorni, mentre dall'orbita lunare Alfred Worden farà partire dal suo veicolo un satellite automatico che girerà intorno alla Luna per oltre un anno, per compiere una serie impressionante di esperimenti.
A proposito dei programmi futuri, la notte scorsa, poco dopo lo splash-down dell'Apollo 14, il direttore ad interim della NASA dottor Law, dopo aver rilevato che Shepard, Mitchell e Roosa hanno portato a compimento un lavoro senza precedenti che nessuna macchina, per quanto perfezionata, sarebbe in grado di svolgere, ha detto che entro il 1972 il programma Apollo dovrà essere compiuto.
L'ultimo volo previsto, con a disposizione il relativo budget, sarà quello dell'Apollo 17. Poi, per almeno dieci anni, nessun astronauta americano metterà più piede sulla Luna. Quando la NASA deciderà di tornarvi, dovrà farlo con mezzi più ampi. Si tratterà - come già alcuni hanno progettato - di costruire sul Satellite della Terra qualche osservatorio semipermanente. Ma per ora queste anticipazioni non sono state fatte né dal dottor Law né da altri dirigenti della NASA nei loro discorsi ufficiali. Dopo il programma Apollo si passerà alla fase realizzativa degli Skylab: i laboratori del cielo, preludio alle stazioni orbitanti in permanenza intorno alla Terra, dentro le quali lavoreranno gruppi numerosi di scienziati e di tecnici. Contemporaneamente dovranno entrare in funzione le "Space Shuttles", le navette dello spazio, che faranno la spola dalla Terra al cosmo attraversando l'atmosfera come aerei, comportandosi nello spazio come razzi e tornando sul nostro pianeta ad atterrare su pista al pari degli attuali aviogetti di linea.
Intanto qui a Houston gli scienziati hanno già tutto pronto per le prime analisi delle rocce di Fra Mauro che stanno arrivando. Dalle descrizioni fornite da Shepard e dai suoi compagni si pensa proprio che essi siano riusciti a portare a casa le pietre provenienti dagli strati più profondi del globo lunare la cui età dovrebbe essere non inferiore ai 4 miliardi di anni.     (Giancarlo Masini)

 

Un simpatico articolo a pagina 3 de "Il Corriere della Sera" su Alan Shepard, un "nonnetto" di 47 anni che nonostante l'età "avanzata" è riuscito ad andare sulla Luna (dalla collezione personale di Gianluca Atti).

2016/02/10

1971/02/10: La notizia dell’ammaraggio di Apollo 14 su "Il Gazzettino", "Paese Sera" e "L'Unità"


Il ritorno dell'equipaggio di Apollo 14 sulla prima pagina de "Il Gazzettino" (dalla collezione personale di Gianluca Atti).



I protagonisti della terza esplorazione del suolo lunare sono di nuovo sulla Terra: dalla prima e sedicesima pagina del quotidiano "Paese Sera" (dalla collezione personale di Gianluca Atti).



La pagina 7 del quotidiano "L'Unità" di mercoledì 10 febbraio 1971 dedicata al rientro sulla Terra dell'equipaggio di Apollo 14 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).

1971/02/10: Il ritorno sulla Terra di Apollo 14 su "Il Resto del Carlino"

Il ritorno a terra dei protagonisti del terzo sbarco umano sulla Luna nella prima pagina de "Il Resto del Carlino" (dalla collezione personale di Gianluca Atti).


Perfetto ammaraggio nel Pacifico

L'Apollo è tornato

I tre reduci dell'avventurosa esplorazione lunare raccolti dalla portaerei "New Orleans" a sud delle isole Samoa - Venerdì saranno al centro spaziale di Houston per essere interrogati dagli scienziati - Ieri intanto gli astronauti hanno concesso una specie di conferenza stampa: il comandante Shepard ha spiegato perché non riuscì a raggiungere la cima del cratere lunare

HOUSTON, 9 febbraio. Il volo di "Apollo 14" è terminato oggi alle ore 22,05 come previsto dal programma. La capsula, con a bordo i tre astronauti Alan Shepard, Stuart Roosa e Edgar Mitchell, ha ammarato con sbalorditiva precisione nei pressi della portaerei che incrociava nel Pacifico a sud delle isole Samoa. Uno alla volta i reduci della Luna sono usciti dalla navicella e sono stati issati a bordo degli elicotteri che li hanno poi trasportati sulla portaerei. Giovedì mattina i tre astronauti raggiungeranno in elicottero Samoa e di qui, trasferitisi su un grosso aereo a reazione, raggiungeranno Houston nelle prime ore di venerdì. Li attendono per interrogarli gli scienziati del centro spaziale.

L'ultima giornata di volo era trascorsa nella massima tranquillità. I tre astronauti sono stati svegliati alle 13,25, ora italiana, dal collega Fred Haise il quale segue il loro volo dal centro di controllo i Houston. In quel momento la navicella si trovava a poco più di centomila chilometri dalla Terra. Alan Shepard, Edgar Mitchell e Stuart Roosa hanno consumato la prima colazione, quindi si sono dedicati ad esercizi di navigazione.

I tre astronauti hanno poi risposto ad alcune domande trasmesse loro dal centro di controllo di Houston.

Alan Shepard ha definito il volo dell'"Apollo 14" un grande e clamoroso successo: gli astronauti portano a Terra molto materiale geologico e fotografico. Ha aggiunto che egli e Mitchell sono giunti sino ad un centinaio di metri dalla cima del cratere che dovevano scalare e che avrebbero potuto raggiungerne la cima se non si fossero fermati per raccogliere rocce e compiere altri esperimenti.

Shepard ha poi affermato di non avere avuto fastidi per quanto riguarda stanchezza e visibilità sulla superficie lunare. "Non siamo rimasti disorientati e non ci siamo persi. Era soltanto questione di tempo; con alcuni minuti a disposizione per guardarsi attorno, ci si rendeva conto di dove fossimo".

A sua volta Mitchell ha affermato che, anche se non sono riusciti a raggiungere la cima del "cratere a cono", nondimeno "tutti i principali obiettivi della missione sono stati raggiunti". Il problema principale durante le passeggiate lunari è stato costituito dal terreno accidentato che limitava la visibilità a 100-150 metri. "Non sapevamo mai quale punto di riferimento sarebbe apparso dopo ogni collina - ha detto Mitchell. - Siamo rimasti molto sorpresi quando, raggiunta la cresta che pensavamo costituisse la cima del "cratere a cono", ci siamo accorti che v'è n'era un'altra oltre quella"

Il comandante Shepard ha quindi spiegato che il "Lem" si è posato "in pieno sull'obiettivo, leggermente a destra. Sono stato costretto ad atterrare su un pendio perché nella zona non vi era un punto pianeggiante. Ho notato di aver sollevato meno polvere di quanto ci aspettassimo durante l'atterraggio. La polvere ha cominciato ad alzarsi quando il "Lem" era circa 150-100 metri dalla superficie, senza però ridurre la visibilità".

Accennando alla sua "partita di golf", Shepard ha detto di aver tirato tre palle. "La prima - ha precisato - l'ho mancata. La seconda l'ho lanciata a circa duecento metri e la terza a più di 400 metri".

Quale è stato il momento più emozionante della vostra impresa? E' stato chiesto da Terra. Roosa, che ha atteso in orbita lunare i suoi compagni, ha detto che l'emozione più profonda l'ha sentita vedendo per la prima volta la Luna a 96 chilometri di distanza: Per Mitchell l'emozione più viva è stata vedere dall'oblo dell'Antares il "cratere a cono". Shepard infine a risposto: "Penso che la più grande emozione per me debba ancora venire: sarà quando avrò posato tutti e due i piedi sulla portaerei che ci raccoglierà dopo l'ammaraggio".

1971/02/10: La fine della missione su "Il Corriere della Sera"

La prima pagina de "Il Corriere della Sera" di mercoledì 10 febbraio 1971 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).


FELICEMENTE CONCLUSA LA TERZA AVVENTURA LUNARE

Tornato l'Apollo

Ammaraggio perfetto a 1400 chilometri dall'isola di Samoa - In ottime condizioni Shepard, Mitchell e Roosa - Primo bilancio

(Dal nostro inviato speciale) Houston, 9 febbraio. Spettacolare e perfetto - come era stata la partenza per il grande viaggio sulla Luna - è stato il ritorno sul nostro pianeta dell'Apollo 14 con il suo prezioso carico di tre vite umane e dei materiali attesi con tanta ansia da migliaia di scienziati di tutto il mondo. Alle 22,04, con un ritardo di pochi secondi sull'istante calcolato dai computers, l'astronave si è truffata con un grande spruzzo nell'acqua dell'Oceano Pacifico a circa 4 miglia dalla portaerei New Orleans, proprio sull'obiettivo stabilito, 1400 chilometri dall'isola di Samoa.

Per quanto ormai questa operazione si sia vista altre volte e per quanto sapessimo dalla sala di controllo che tutto era a posto, che tutto funzionava bene, che tutto era corrispondente al millesimo alle indicazioni del manuale di volo, non c'è ritorno dal cosmo di questa favolosa navicella fatta a tronco di cono senza che l'emozione più intensa ci assalga tutti e ci faccia fremere fino a quando l'astronave non riemerge dalle onde del mare e i suoi tre valorosi occupanti non escano a respirare finalmente l'aria per la quale la nostra natura ci ha fatti.

Negli ultimi minuti del viaggio, alle 21,35, quando ormai per Alan Shepard, Edgar Mitchell e Stuart Roosa il nostro pianeta era diventato una immensa sfera biancheggiante di nubi e splendente al sole in tutta la sua bellezza, con ben visibili i contorni dei mari e dei continenti, 8 i colori diversi dei rilievi montagnosi e degli oceani più profondi, l'astronave Apollo si è staccata dal suo razzo di servizio e si è posta nel migliore assetto di volo per il suo atteso impatto con l'atmosfera terrestre. Una coltre soffice di aria ma che alla seconda velocità cosmica sul ritmo della quale viaggiavano gli esploratori lunari, diventa dura, e provoca l'accensione di fantastiche fiamme sulle pareti del veicolo portando la loro temperatura oltre i limiti della fusione. Era l'ultimo rischio ma anche il più temuto. Sarebbe bastato che l'angolo della traiettoria di arrivo o l'assetto dell'astronave fossero di poco differenti rispetto a quanto stabilito per trasformare la magnifica avventura lunare in una tragedia senza scampo.

Tutto, fortunatamente, si è svolto alla perfezione. Un minuto dopo la separazione del razzo di servizio gli astronauti sono entrati nell'atmosfera al riparo dello scudo antitermico del loro veicolo.

L'attrito dell'aria   

Vi sono stati i previsti minuti del silenzio radio provocati appunto dal calore sviluppato dall'attrito dell'aria intorno all'Apollo e il conseguente fenomeno della ionizzazione.

Poi improvvisamente sui nostri teleschermi, collegati al ponte della New Orleans si è visto spuntare dal blu intenso del cielo un velocissimo puntino rossastro. Era il piccolo paracadute di trazione che serve per estrarre quelli più grandi di frenata. Quel punto è diventato sempre più grande poi si sono aperti i tre grossi paracadute. La navicella Apollo ha avuto un sobbalzo e la sua discesa dondolante si è fatta lenta, sempre più dolce, fino a che l'astronave non ha toccato le onde. Date le condizioni del mare e del tempo il recupero dei tre uomini non ha presentato alcuna difficoltà. In breve gli uomini-rana hanno circondato la capsula disponendo il galleggiante di sicurezza ed aiutando poi Shepard e i suoi compagni ad indossare i vestiti della quarantena e a salire sul canotto dal quale sarebbero poi passati sull'elicottero di recupero.

A differenza di tutti gli altri voli, gli astronauti che sono usciti stasera dalla capsula non apparivano per nulla stanchi ed affaticati.

Dall'astronave cosmica all'elicottero. Poi il viaggio sulla portaerei dentro il carrozzone d'isolamento biologico. Quindi il lungo giro in aereo dal Pacifico al Texas. Infine quasi 18 giorni di quarantena nella clausura del Lunare Receiving Laboratory di Houston. Ecco quello che alla Nasa si chiama ormai la normal procedure per gli uomini che tornano dalla Luna. Gli esploratori dell'Apollo 14 arriveranno alla centrale della Nasa venerdì prossimo e come al solito saranno sottoposti ad una serie di debriefings nel corso dei quali verranno riesaminate, passo per passo, tutte le fasi della loro avventura nel cosmo.

Conferenza stampa

Ma insomma come è fatta questa benedetta regione  intitolata all'antico cartografo italiano? Ce l'hanno nuovamente descritta la notte scorsa gli stessi protagonisti dell'esplorazione, nel corso di una fantastica conferenza stampa dal cosmo.

Erano quasi le una (ora italiana). L'Apollo 14 si trovava ancora ad oltre 160 mila chilometri dal nostro pianeta. Shepard ha azionato la telecamera e sui teleschermi della control room e della sala stampa è apparso a colori l'emblema della della missione affisso in cima alla console di comando dell'astronave, mentre questa viaggiava alla velocità di quasi settemila chilometri orari e, metro dopo metro, accelerava la sua folle andatura in direzione della Terra. Poi vi è stata una carrellata per mostrarci l'interno del veicolo spaziale ed infine si sono visti i tre astronauti al loro posto.

La conferenza è durata ventiquattro minuti. Un pool di colleghi aveva preparato a nome di tutti una serie di quattordici domande. Riguardanti in particolar modo il loro stato d'animo, le loro maggiori emozioni e la descrizione del luogo dove scese Antares. "La mancanza di tempo, non la stanchezza - hanno confermato Shepard e Mitchell - ci impedirono di arrivare fino alla cima del cratere a cono. Se avessimo avuto un'altra mezz'ora ci saremmo arrivati. La nostra battagli e il nostro lavoro erano proprio contro il tempo. Comunque i campioni di pietre emesse dal cratere che gli scienziati aspettano ce li abbiamo in abbondanza".

In più l'Apollo 14 ha portato a casa una serie di film senza precedenti e da questi oltreché dalle rocce i selenologi potranno avere una messe formidabile di informazioni. "A nostro giudizio siamo arrivati ad una cinquantina di metri dal bordo del grande cratere" - hanno aggiunto gli esploratori lunari -. "Ma forse vi siete trovati davanti dei blocchi di roccia più alti di voi'" ha chiesto il capo comunicatore che rivolgeva le domande a nostro nome. "Abbiamo trovato pietre di ogni dimensione" - è stata la risposta degli astronauti -. "Alcune di esse avevano altezze di tre o quattro metri e quindi dovevamo aggirarle per proseguire il nostro cammino. Non abbiamo avuto difficoltà a trainare il nostro carrello - ha aggiunto Mitchell - intorno a questi roccioni salvo scartare i percorsi più accidentati. Il nostro problema maggiore da questo punto di vista è stato rappresentato dall'ondulazione e dalle frastagliature del terreno".

Dieci anni fa

"Quando avete avuto il problema del docking e della batteria elettrica, nonché quando vi si è accesa la spia di allarme avete avuto paura di non poter contare su un ritorno sicuro a casa?". Mitchell: "Non ho mai dubitato un istante". "Che dimensioni hanno i blocchi di pietre che state portando a Terra?". "Ce ne sono anche di 35 centimetri di diametro" - ha risposto Shepard - e poi riprendendo il discorso sulla regione di Fra Mauro ha aggiunto: "Originariamente avevo pianificato di atterrare un po' più a sud, ma il suolo era molto accidentato e allora volteggiando sopra - ha detto in sostanza il comandante dell'Apollo 14 - ho scelto un punto una trentina di metri più a nord".

"Quale è stata la parte più emozionante del vostro viaggio?". Shepard: "Io penso che la più grande emozione per me sia quella del ritorno a casa al momento di mettere i piedi sulla portaerei". Roosa: "Per me è stato quando ho visto la Luna a meno di 60 miglia di distanza". Mitchell: "Per me quando ci siamo posati su Fra Mauro e ho visto il cratere a cono". "Che differenza hai trovato, Shepard, fra il tuo volo a bordo della Mercury dieci anni fa e il viaggio dell'Apollo 14?". Shepard: "A parte le implicazioni di carattere tecnico fra i due voli, dal mio punto di vista personale io penso che per quei giorni il volo della Mercury con il piccolo razzo Redstone fu un maggiore impegno sul piano individuale che non per l'Apollo 14. Le apparecchiature sono differenti ovviamente e mi aiutarono allora come ci hanno aiutato ora. Le emozioni per me sono state grandissime ambedue. Non c'è dubbio su questo".

Dopo la conferenza stampa gli astronauti hanno ripreso il loro normale lavoro. La traiettoria dell'astronave ai controlli finali era risultata esattamente uguale a quella nominale e pertanto sono state annullate le previste due ultime correzioni di rotta.   (Giancarlo Masini)

1971/02/10: Il rientro di Apollo 14 su "La Stampa"

La prima pagina del quotidiano "La Stampa" di mercoledì 10 febbraio 1971 (dalla collezione cartacea di Gianluca Atti).


Pieno successo tecnico della missione "Apollo 14"

In orario dalla Luna

La navicella con a bordo Shepard, Mitchell e Roosa è entrata nell'atmosfera alle 21,47 - Inquadrata dai radar è stata seguita visualmente dagli elicotteri mentre si aprivano i paracadute - Alle 22,04 il contatto con le onde, a meno di otto chilometri dall'incrociatore "New Orleans" - Primo rapporto sull'impresa da parte degli astronauti, in perfette condizioni fisiche

La corsa dell'astronave verso la Terra

alla velocità di quasi 40 mila km ora

(Dal nostro corrispondente) New York, 9 febbraio. L'"Apollo 14" è tornato sulla Terra. Alle 22,04 di stasera, la più contrastata ed entusiasmante missione lunare si è trionfalmente conclusa con un perfetto ammaraggio nel Pacifico, a 1500 chilometri circa a sud di Samoa. Shepard, Mitchell e Roosa, già visitati dai medici, lavati, con abiti puliti, stanno ora gustando una cena a base di bistecche, asparagi e patate al forno a bordo dell'incrociatore "New Orleans". Quando si addormenteranno, la Luna da essi conquistata si oscurerà: alle 6,52 di domattina, ora italiana, incomincerà un'eclissi. I tre astronauti raggiungeranno il centro di controllo di Houston, nel Texas, all'alba di venerdì, ma non saranno "rimessi in libertà" che dopo quindici giorni di quarantena.

Il ritorno dell'Apollo, partito da Capo Kennedy nove giorni or sono, è stato emozionante come sempre. Alle 21,35, Roosa ha separato la capsula dal modulo di servizio. Dodici minuti più tardi, ad una velocità di 40 mila chilometri orari, e a 120 chilometri d'altezza, gli astronauti hanno infilato il ristretto corridoio di rientro nell'atmosfera. "Arriviamo" ha detto gioiosamente Shepard, mentre la capsula, le pareti brucianti per l'attrito, precipitava verso l'Oceano come un globo di fuoco. Poi, i quattro minuti di "suspense", in cui i contatti radio vengono persi. Infine, alle 21,59, lo spettacolo dei paracaduti dai colori vivaci, aperti sulla capsula che scende gradatamente, lo "splash down", e lo stormo di elicotteri che accorre.

Bersaglio colpito

Shepard, Mitchell e Roosa sono usciti dall'Apollo dopo che i sommozzatori lo hanno assicurato a dei galleggianti e sono saliti su un canotto pneumatico. L'intera operazione è durata circa 15 minuti. "Complimenti per la vostra precisione" ha esclamato il comandante della "New Orleans" alla radio. "Avete colpito il bersaglio, come per l'atterraggio sulla Luna. Siete scesi a meno di 8 chilometri da noi, le telecamere v'hanno seguito attimo per attimo".

"Grazie" ha risposto Shepard. "Grazie" ha ripetuto ai sommozzatori: "Siete stati molto rapidi". Il mare leggermente mosso non è parso disturbare gli astronauti. Tutti e tre hanno respirato l'aria a pieni polmoni. Nella discesa, avevano sopportato una pressione sei volte superiore al normale.

Tra gli applausi dell'equipaggio, i tre astronauti sono entrati nella "roulotte" ad essi riservata. Non davano segni di stanchezza, sorridevano. "Consideriamo la nostra missione uno straordinario successo" aveva detto Shepard ore prima, in una conferenza-stampa dallo spazio, a 190 mila chilometri di distanza dalla Terra. "Per intuizione, da quanto abbiamo visto e raccolto, dovremmo ritornare con un tesoro di informazioni geologiche, fotografiche, tecniche". E Mitchell, alla domanda se le varie difficoltà dell'"Apollo", i mancati agganci iniziali col "Lem", la caduta di tensione nelle batterie, non avessero minacciato l'impresa, aveva risposto: "Nessuno di noi ha mai dubitato che saremmo riusciti a fare tutto".

Conviene vedere brevemente gli ultimi eventi del volo dell'"Apollo". Alla conferenza-stampa, alle due di stamane ora italiana, Shepard e Mitchell precisano di portare con sé non 50 ma 45 chili di pietre lunari, "una delle quali di 30 centimetri di diametro". Aggiungono anche d'essere arrivati a non più di 100 metri dalla vetta del cratere del cono, invece dei 250 calcolati dal Centro di controllo di Houston. "E' stata la mancanza di tempo, non di forze, a fermarci", dice Shepard. "Le nostre pulsazioni erano salite: ma avremmo potuto andare avanti... Dovevamo scalare o aggirare rocce alte 3 o 4 metri". Il maggiore disagio è stato causato ai tre uomini dalla polvere: "Penetrava dappertutto".

Dopo la conferenza-stampa, Shepard, Mitchell e Roosa eseguono calcoli di navigazione. Cercano quindi di "registrare" i misteriosi "lampi di luce" che dal volo dell'"Apollo 11", disturbano gli astronauti. Essi vengono "scorti" anche a occhi chiusi: secondo gli scienziati, sono un effetto dei raggi cosmici sui nervi ottici. "Mi addormenterò prima di vedere qualcosa" protesta Roosa. Ma ben presto Shepard e Mitchell danno l'allarme: deve trattarsi davvero di radiazioni. Alle 4,23 i tre uomini smettono di lavorare. Dormono per otto ore, e al risveglio, dopo un'abbondante colazione ("l'ultima in questi sacchetti di plastica, grazie al cielo": commenta Roosa) si preparano al rientro nell'atmosfera.

I prossimi viaggi

L'"Apollo 14" è sulla traiettoria giusta, e nessuna correzione si rende necessaria. Shepard, Mitchell e Roosa adesso parlano poco. Il comandante sembra persino commosso. "Il momento più emozionante della missione" dice "sarà per me quando metterò piede sull'incrociatore". E' un aspetto nuovo i Shepard che emerge. Questo "nonno di ferro" delle stelle, con dieci anni di anzianità alle spalle, miliardario, inflessibile con se stesso e con gli altri, per qualcuno persino antipatico, è capace di sentimentalismo. Sogna la Luna, ma è attaccato alla Terra, si impone una disciplina sovraumana ma soffre della lontananza della famiglia. Sotto la scorza ruvida, crede negli affetti più semplici. La sua più grande soddisfazione, forse, è stata l'affermazione della figlia Laura: "Sono orgogliosa che sia mio padre".

L'astronave si avvicina all'atmosfera terrestre, le colonne d'Ercole dello spazio, e i tre uomini tacciono. La loro meravigliosa impresa è già un ricordo. Li aspettano le mogli, i figli, il mazzo di rose rosse che una bambina canadese, Cindy Diane, manda al centro di controllo di Houston al ritorno di ogni "Apollo", il ricevimento alla Casa Bianca... Li aspettano l'applauso dell'America, il telegramma di congratulazioni del presidente Nixon, l'ammirazione di tutto il mondo che sta seguendo lo "splash down" alla televisione.

E' tempo di tirare le somme. Se lo sbarco dell'"Apollo 11" sulla Luna ha dato inizio alla conquista dello spazio da parte dell'uomo, quello di "Apollo 14" ha aperto il capitolo più importante. Gli scienziati sono unanimi: il satellite è colonizzabile, e più tardi lo saranno anche i pianeti. Un altro balzo in avanti verrà compiuto con l'"Apollo 15". Il prossimo luglio, David Scott e James Irwin si fermeranno sulla superficie selenica il doppio di Shepard e di Mitchell, 66 ore, e si spingeranno fino a 6 chilometri dal "Lem" con una specie di jeep, in tre successive escursioni. Sulla cabina orbitante, il loro compagno, Al Worden, eseguirà eccezionali esperimenti con attrezzi del peso complessivo di 500 chili.

Uno dei direttori del programma , Paul Gast, ha dichiarato: "L'esperienza di Shepard e Mitchell ci ha insegnato molte cose. Scott e Irwin scenderanno nell'area di Hadley Rille e avranno molte più libertà di scelta e di manovra". Anche dalla loro iniziativa e da quella degli equipaggi degli "Apollo 16" e "17", nel gennaio e agosto '72, dipenderanno gli orientamenti della Nasa. Per il '73, è prevista la costruzione del laboratorio orbitante intorno alla Terra, che ospiterà astronauti, biologi e tecnici per periodi di 28 e 56 giorni. In teoria, prima dell'80 tutto dovrebbe essere pronto per la costruzione di una base sperimentale sulla Luna.

Nel frattempo, progredirà l'esplorazione degli altri mondi con le macchine. Un rivoluzionario motore ionico è allo studio della Nasa. Esso sfrutta l'energia solare raccolta da pannelli di 3 metri per 20, è dieci volte più potente e dieci volte più economico dei normali "jet". Se il progetto appena varato andrà in porto, il motore ionico guiderà una sonda automatica su Eros, l'asteroide distante 27 milioni di chilometri dalla Terra, tra Giove e Marte. La sonda trasmetterà ogni genere di dati al centro di controllo di Houston, e raccoglierà circa 20 chili di pietre, polvere e terriccio (come il "Lunik 16" sovietico ha fatto sulla Luna). Il viaggio di andata e ritorno durerebbe 3 anni. (Ennio Caretto)

2016/02/09

1971/02/09: Le ultime ore nello spazio, il rientro nell'atmosfera e il perfetto "splashdown" nell'Oceano Pacifico

Martedì 9 febbraio 1971. Il grande viaggio dell'equipaggio di Apollo 14, composto da Alan Shepard, Stuart Roosa e Edgar Mitchell, e che ha segnato il ritorno di astronauti della NASA sulla Luna, volge ormai al termine.

Alle 13:25 ora italiana l'astronauta addetto alle comunicazioni Fred Haise, uno dei protagonisti della precedente sfortunata missione lunare Apollo 13, suona la sveglia agli uomini della sesta trasvolata umana della storia Terra-Luna-Terra. Haise: "Buongiorno 14, qui Houston". "Buongiorno Freddo (come amichevolmente viene soprannominato Haise nell'ambiente della NASA)", risponde Mitchell. Il comandante della missione Shepard e il pilota del Modulo di Comando "Kitty Hawk" Roosa, dopo essersi "sbarbati" con un normale rasoio elettrico, consumano insieme a Mitchell l'ultima abbondante colazione nello spazio. Subito dopo vengono informati dal Centro di controllo di Houston dell'annullamento dell'ultima correzione di rotta, prevista nel piano di volo originale.

La navicella spaziale si trova in questo momento a poco più di centomila chilometri dalla Terra. Il pianeta azzurro che i tre valorosi uomini della Nasa hanno lasciato in un piovoso pomeriggio in Florida, domenica 31 gennaio, si fa sempre più vicino.

Dopo aver sistemato e ordinato la cabina, alle 21:35 italiane, a Houston sono le 14:35, pochi minuti prima di iniziare il tuffo finale nell'atmosfera, il Modulo di Comando, con a bordo i tre astronauti e il prezioso e ricco "bottino" lunare proveniente dalla zona di Fra Mauro, si distacca dal Modulo di Servizio.

Alle 21:47, alla velocità di quasi 40 mila chilometri orari, avviene l'ingresso nello stretto corridoio nell'atmosfera. Alle 21:51 ha inizio il "blackout" nelle comunicazioni radio tra la capsula Apollo e il Centro di controllo a Terra. E' sempre un momento di tensione e di emozione per i tecnici che seguono il volo da Houston e per milioni di radio telespettatori che seguono in diretta l'avvenimento in tutto il mondo.

I due disegni illustrano le ultime manovre prima del rientro sulla Terra della capsula Apollo. In alto la separazione del Modulo di Comando con a bordo Shepard, Mitchell e Roosa dal Modulo di Servizio. In basso l'inizio della discesa nei primi strati alti dell'atmosfera della navicella spaziale (credit: "Navi spaziali". Autore: Kenneth Gatland, 1969).

 

Sono trascorsi poco meno di quattro minuti dall'inizio del silenzio radio quando alle 21:54 viene ripristinato il collegamento tra la nave di recupero "New Orleans" e la capsula diretta verso l'impatto con l'oceano. La prima voce a giungere a terra ai controllori di volo è quella del comandante Alan Shepard: "Arriviamo!".

Alle 21:59 ora italiana, i teleschermi accesi collegati in diretta in tutto il mondo mostrano lo spettacolare dispiegamento dei tre grandi paracadute bianchi e rossi. Alle ore 22, cinque minuti e zero secondi, a Houston nel Texas le lancette dell'orologio sono indietro di sette ore, e sono le 15:05, il perfetto "splashdown" nelle acque dell'Oceano Pacifico, a 1500 chilometri circa dall'isola di Samoa.

Sono trascorse esattamente 216 ore, un minuto e cinquantotto secondi dal momento del "liftoff" dalla rampa di lancio 39-A.

Il viaggio Terra-Luna-Terra dell'equipaggio di Apollo 14 si conclude in maniera trionfale: i tre astronauti, usciti uno alla volta dalla capsula ribattezzata "Kitty Hawk", ciò che rimane del gigantesco complesso spaziale alto 110 metri lanciato il 31 gennaio, e trasportati con l'elicottero verso la portaerei, appaiono in buone condizioni di salute, per nulla stanchi ed affaticati.

Per Alan Shepard, Stuart Roosa e Edgar Mitchell inizia ora un periodo di isolamento, come è accaduto ai precedenti equipaggi di Apollo 11 e Apollo 12 tornati dalla Luna, in cui racconteranno durante i vari briefing, agli scienziati e ai tecnici della Nasa, passo per passo, la straordinaria avventura sulla superficie tormentata di Fra Mauro.

 

Foto AP14-S71-18753.

 

Foto AP14-S71-19472, scansione di Ed Hengeveld. 

 

Il pilota del Modulo Lunare Edgar Mitchell è il primo ad uscire dalla capsula Apollo e a salire sul canotto accolto da un uomo-rana. Alle sue spalle si intravede Stuart Roosa, anche lui in procinto di uscire da quella che è stata la loro casa per nove giorni. Foto AP14-S71-19474, scansione di Ed Hengeveld. 

 

Anche il comandante Shepard è uscito dalla capsula Apollo e attende insieme ai suoi due compagni di essere issato a bordo dell'elicottero che li trasporterà sulla portaerei di recupero "New Orleans". Foto AP14-KSC-71P-143, scansione di Ed Hengeveld. 

 

Foto AP14-S71-19475 scansione, di Ed Hengeveld. 

 

Foto AP14-KSC-71P-148, scansione di Ed Hengeveld. 

 

Foto AP14-KSC-71P-149, scansione di Ed Hengeveld. 

 

Foto AP14-KSC-71P-150 scansione di Ed Hengeveld. 

 

Foto AP14-S71-19476, scansione di Ed Hengeveld. 

 

Arrivati sulla portaerei i tre astronauti (in ordine da sinistra a destra) Roosa, Mitchell e Shepard, usciti dall'elicottero, salutano il personale militare a bordo della "New Orleans". Foto AP14-KSC-71P-163, scansione di Ed Hengeveld. 

 

Foto AP14-S71-19473, scansione di Ed Hengeveld. 

 

I protagonisti del terzo sbarco umano sulla Luna all'interno del Mobile Quarantine Facility (MQF), dove trascorreranno una quarantena di circa due settimane. Foto AP14-S71-18557, scansione di Ed Hengeveld. 

 

Foto AP14-KSC-71P-168, scansione di Ed Hengeveld.

1971/02/09: È il giorno del rientro. La stampa italiana a poche ore dal ritorno sulla Terra di Shepard, Roosa e Mitchell


La prima e la seconda pagina del quotidiano con uscita pomeridiana "La Notte" con le ultime notizie a poche ore dal rientro sulla Terra di Shepard, Mitchell e Roosa (dalla collezione personale di Gianluca Atti).



La prima e la nona pagina de "Il Corriere d'Informazione", quotidiano con uscita pomeridiana (dalla collezione personale di Gianluca Atti).


Pagina 3 del quotidiano "Il Gazzettino" e sotto la pagina dedicata dallo stesso quotidiano al palinsesto televisivo di martedì 9 febbraio 1971, in cui spicca la diretta televisiva a cura del Telegiornale del rientro sulla Terra dell'equipaggio di Apollo 14 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).


2016/02/08

1971/02/08: Il ritorno verso la Terra di Apollo 14 sulla stampa italiana


Le ultime notizie sul viaggio di ritorno verso la Terra di Apollo 14 nella prima e terza pagina del quotidiano con edizione pomeridiana "La Notte" di lunedì 8 febbraio 1971 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).

IL VIAGGIO DI RITORNO

Tutto regolare

Domani sera giù nel Pacifico

(Nostro servizio) HOUSTON, 8 febbraio. Il ritorno dell'Apollo 14 da quello che gli scienziati già definiscono "la più fruttuosa esplorazione lunare" avviene con estrema regolarità. Più fruttuosa perché tra l'altro il terzetto spaziale torna con un carico di 49 chili di rocce lunari, alcune delle quali grosse come palloni da calcio; regolare perché è occorsa solo una delle tre rettifiche previste per l'imbocco della giusta rotta di rientro terrestre e perché ormai Alan Shepard, Edgar Mitchell e Stuart Roosa hanno smaltito molto della stanchezza che avevano accumulato sulla Luna i primi due e intorno alla Luna il terzo.

Quella stanchezza che aveva determinato una di quelle risposte per le quali Shepard è famoso in tutto l'ambiente della NASA e che intimidisce i suoi sottoposti e i suoi capi. Vale la pena di riferire l'episodio, anche se è di ieri. L'astronave aveva appena iniziato il volo di ritorno verso la Terra dopo essersi staccata dall'abbraccio della Luna, che la base di Houston invitava Shepard e compagni ad effettuare certe fotografie della Luna, con un apparecchio particolare che, tra l'altro, nei giorni precedenti aveva dato anche qualche noia agli operatori.

La richiesta di Houston è stata seguita da un lungo silenzio. Poi Shepard con voce gelida ha detto: "State parlando seriamente? Quassù ci prepariamo ad andare a dormire". A terra il direttore di volo ha cercato di dire qualcosa, piuttosto imbarazzato, ma è allora decisamente intervenuto anche Roosa che ha tagliato corto dicendo: "La macchina fotografica è stata messa via sotto un mucchio d'altra roba perché non avevamo intenzione d'usarla. Adesso è difficile tirarla fuori".

"OK - ha risposto il controllore di volo - noi dovevamo dirvelo. Ma se non ne avete voglia, non parliamone più". Successivamente vi sono stati tre quarti d'ora di silenzio, durante i quali cosmonauti hanno fatto pulizia all'interno, riponendo con maggio cura tutto il materiale caricato. Tra l'altro, tutta la roba impediva loro di "stendere" le brandine e di dormire bene. A bordo hanno anche il meccanismo di attracco, da riportare a terra affinché i tecnici lo smontino pezzo per pezzo onde individuare l'ormai famoso inceppamento del primo giorno di volo. Poi finalmente sono andati a dormire.

Il secondo lungo riposo - previsto in ben dieci ore - è quello iniziato alle 5.23 di stamane. Quando si sveglieranno alle 15.23 per fare un buon pasto, l'Apollo 14 si troverà a 235.897 chilometri dalla Terra. Per arrivare allo splash-down finale nel Pacifico, il terzetto ha ancora un giorno e mezzo di viaggio, che sarà routine al 99 per cento. L'altro un per cento sarà dato dalla mezz'ora cruciale del rientro, che durerà dalle 21.49 alle 22.03, ora dell'impatto sul mare.

Gli scienziati di Houston non hanno avuto esitazione a dichiarare che la missione può essere considerata senza dubbio la più riuscita delle tre finora compiute. L'unico motivo di delusione è il fatto che Shepard e Mitchell non siano riusciti a completare l'escursione di ieri portandosi sull'orlo del cratere conico per osservare, come avrebbero voluto gli scienziati, le caratteristiche del fondo.

La delusione è stata grossa certamente, soprattutto dal punto di vista psicologico. Tuttavia si ritiene che in termini scientifici la mancata osservazione del fondo del cratere possa essere compensata dalle rocce prelevate lungo il declivio e probabilmente proiettate colà al momento della formazione del cratere stesso.

Viaggiare per 383.000 chilometri fino alla Luna e vedersi bloccare a soli 330 metri dal luogo in cui speravano di scoprire i segreti della violenta creazione del sistema solare è stato certo duro per gli astronauti.

E' naturale che il profano si chieda come mai la stanchezza abbia stroncato Shepard e Mitchell in un ambiente come quello lunare, in cui la gravità è ridotta di un sesto rispetto alla terra e un uomo può sollevare agevolmente un masso di 270 chili. Secondo il direttore di volo Pete Frank, la ragione va cercata nell'ingombro e nella mancanza di flessibilità nelle tute spaziali e nel suolo formato di grani finissimi, una specie di pantano granulare nel quale ogni passo costava grandi fatica.

"Eravamo pienamente consci dell'asperità della salita (lungo il cratere) e della grandezza dei massi che gli astronauti dovevano aggirare - ha detto Frank - c'è solo che l'ascesa si è rivelata più difficile di quanto prevedessimo".

Ecco una sintesi della giornata odierna:

-- 15.23. - Sveglia e pasto nel modulo di comando.

-- 19.23. - Gli astronauti eseguono esercizi fisici.

-- 20.23. - Secondo pasto di Shepard, Mitchell e Roosa.

-- 23.49. - Correzione di rotta prevista dal programma, ma che forse non sarà necessaria perché "Hutty Hawk" [sic] sta seguendo una traiettoria perfetta. A quell'ora l'astronave si troverà già a meno di 200 mila km. dalla Terra.

I cosmonauti domattina sentiranno perciò già odore di casa. Avranno ancora una decina d'ore in buona parte riservate ad altri esperimenti di bordo e a riprese fotografiche. Ma si tratta più che altro di attività tipo riempitivo inserite dai programmatori della NASA nel piano di volo per fare sì che gli astronauti non sentano la noia dell'attesa e non si facciano prendere dall'ansia dell'ultima ora.  (L.F.)