2016/01/30

1971/01/30: -1 al "liftoff" verso la Luna. Le ultime notizie da "La Stampa" e dal "Corriere della Sera"


Pagina 11 de "La Stampa" di sabato 30 gennaio 1971. Dalla collezione personale di Gianluca Atti.


Domani sera la partenza per la Luna

Si immette il combustibile nei serbatoi dell'"Apollo"

Il conto alla rovescia procede "nel migliore dei modi" - I tre astronauti giudicati dai medici, a un ultimo controllo, in perfetta salute - I loro bimbi assisteranno al lancio - Stuart Roosa ha spiegato: "E' naturale, non vado sulla Luna tutti i giorni"

(Nostro servizio particolare) Cape Kennedy, 29 gennaio. Alan Shepard, Edgar Mitchell e Stuart Roosa, i tre astronauti americani che il 31 gennaio prossimo, esattamente alle 21,23 ora italiana, daranno inizio alla quarta spedizione umana sulla Luna, hanno completato oggi la fase "pratica" del loro addestramento. Ad un ultimo controllo la loro salute è risultata perfetta. Il conto alla rovescia è ormai giunto, con l'immissione dell'ossigeno e dell'idrogeno liquidi nei serbatoi della navicella di comando, al momento critico ed i tre astronauti, che hanno trascorso le ultime giornate a bordo dei simulatori di volo, dedicheranno ora gran parte del loro tempo ad un'ultima, definitiva revisione del piano di volo.
Le squadre di tecnici e scienziati preposti al lancio hanno dato inizio - come si è detto - alle operazioni di pompaggio dell'ossigeno e dell'idrogeno nei serbatoi che alimentano le batterie del modulo di comando.
Successivamente si procederà a riempire di combustibile il primo stadio del "Saturno 5" e ad immettere ossigeno liquido negli altri stadi del gigantesco missile.
Il direttore del lancio dell'"Apollo 14" è convinto che tutto avverrà nei tempi stabiliti. "Il conteggio continua nel migliore dei modi - ha detto - grazie ai mesi di duro lavoro da noi compiuti".
Qui, a Cape Kennedy, tutto è ormai pronto. Louise, la moglie di Shepard, è già alla base di lancio, ospite della Nasa. Sono attese anche le famiglie di Mitchell e Roosa. Nel 1961 la signora Shepard vide per televisione, dalla sua casa di Virginia Beach, la partenza del marito per il volo suborbitale di quindici minuti. Anche Louise Mitchell e Joan Roosa saranno a Cape Kennedy al momento della partenza, e ci saranno tutti e quattro i bambini di Roosa: "Non vado sulla Luna tutti i giorni - ha detto Stuart accogliendo il desiderio dei piccoli - e vorrei che fossero presenti alla partenza".  (r.s.)

Un "Modulo lunare" precipita in volo

Houston, 29 gennaio. Uno speciale veicolo a reazione impiegato per addestrare gli astronauti alle manovre di atterraggio sulla Luna (in pratica una replica del "modulo lunare") è precipitato oggi durante un normale volo presso la base aerea di Ellington. Il pilota, Stuart Present, si è lanciato con il paracadute ed è incolume, mentre il veicolo - denominato "Lltv", veicolo per l'addestramento all'atterraggio lunare - è esploso all'urto contro il suolo.  (Ansa - Reuter)

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Pagina 5 all'interno dell'edizione del "Corriere della Sera" di sabato 30 gennaio 1971. Dalla collezione personale di Gianluca Atti.


TUTTO E' PRONTO A CAPO KENNEDY PER IL LANCIO

Calma vigilia per l'Apollo

Domani il più grande e potente veicolo creato dalle mani dell'uomo si alzerà per portare tre astronauti americani verso una nuova avventura lunare - Intervista con Kurt Debus, il direttore dello spazioporto - L'importanza della presenza umana nell'esplorazione dello spazio


(DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE)  Capo Kennedy. 29 gennaio. Un grosso globo lunare montato equatorialmente su un piedistallo, e con disegnati sulla sua superficie numerosi cerchietti rossi e blu ad indicare i luoghi dove sono atterrate le astronavi del programma Apollo e le stazioni automatiche americane e russe, domina il panorama delle torri di lancio e dei simulatori spaziali di Capo Kennedy che si osserva dalla finestra dell'ufficio del dottor Kurt Debus, il direttore del grande spazioporto. Ogni tanto, in qualcuna delle brevissime pause fra i meetings e le telefonate che si inseguono a ritmo serrato anche in buona parte della notte, Debus si avvicina a quel globo, lo sfiora con una mano, quasi a carezzarlo, poi solleva con mossa rapida un grosso binocolo, sempre pronto sul davanzale interno della finestra, e lo punta deciso, rimanendo in osservazione per alcuni secondi. Di fronte a lui, nell'infinito orizzonte di Capo Kennedy e dell'oceano Atlantico si dispiega in tutta la sua irreale maestosità, il più grande e potente veicolo creato dalle mani dell'uomo: il razzo-grattacielo Saturno V con in cima le astronavi della missione Apollo 14 che domani si staccherà da Terra per portare altri due uomini a lavorare sulla Luna ed uno ad orbitare intorno ad essa. Con lo stesso colpo d'occhio da questa finestra si abbraccia anche il VAB (il Vehicle Assembly Building, l'officina per il montaggio verticale del Saturno e dell'astronave lunare): un edificio che potrebbe contenere il palazzo delle Nazione Unite di Nuova York e la basilica di San Pietro ed avanzerebbe ancora spazio.
Dopo qualche istante di osservazione intensa e quasi estatica Debus posa il binocolo e riprende il filo del suo lavoro chiedendo scusa per la breve pausa. Con un collega delle pubblicazioni Springer di Amburgo sono riuscito ad ottenere un colloquio con Debus. Corporatura robusta come i contadini della campagna di Francoforte dove egli nacque nel 1908, il dottor Kurt Debus mostra quindici anni di meno del suoi sessantatré. Una profonda cicatrice sulla guancia sinistra è il ricordo indelebile di un duello.
Insieme con von Braun e con Sthulinger egli è uno dei padri dell'era spaziale. Dopo essersi occupato a lungo di elettrotecnica come assistente e poi professore incaricato all'università di Darmstadt, cominciò ad interessarsi ai sistemi propulsivi. Von Braun lo volle con se a Peenemunde e, alla fine della guerra, sempre con lui, raggiunse l'America nel 1945. Da allora lo studioso ha partecipato alla preparazione di tutte le principali fasi della esplorazione del cosmo realizzata dagli Stati Uniti.
"Sul futuro delle attività spaziali - mi dice Debus - anche per quanto riguarda i voli umani, io sono ottimista. In vita mia, da quando mi occupo di razzi e satelliti, ho visto cancellare e risorgere decine di programmi, ho visto gettar via decine di progetti, ma poi le cose importanti ed essenziali sono sempre tornate fuori. E' tipico dell'attività umana e, in particolare, è forse inevitabile per imprese come le nostre che richiedono la collaborazione di tanta gente, tante energie, nonché le decisioni ai più alti livelli della politica".
Il discorso è chiaro ed è rivolto evidentemente a superare il senso di pessimismo che le riduzioni degli stanziamenti per lo spazio hanno provocato da qualche tempo a questa parte negli ambienti della NASA e di quanti si occupano di questi problemi.

Viaggio su Marte

"Dopo la conclusione della esplorazione lunare - continua Debus - il cui primo passo ci fu indicato dai politici per il 1970 (e che noi abbiamo realizzato con un anno di anticipo) si pensava logicamente che le tappe successive sarebbero state l'installazione di basi abitate sul satellite e poi il viaggio su Marte. Invece sono intervenuti fattori nuovi, sopratutto economici, e si sono dovuti cambiare i piani. Ma con più o meno ritardo queste imprese si faranno, non c'è dubbio e noi siamo pronti. Nel frattempo porteremo a termine il programma Apollo (a Capo Kennedy è già in via di allestimento il numero 15 che fra l'altro recherà a bordo il primo autoveicolo lunare con guida diretta dell'uomo) e poi inizieremo il programma per il laboratorio orbitale e per le navette spaziali.
Così queste imprese potranno anche servire per la acquisizione della esperienza tecnica indispensabile per la futura avventura umana su Marte. Per tutto questo, Capo Kennedy, data la sua posizione e le sue attrezzature e il suo personale perfettamente collaudati, continuerà a svolgere il ruolo principale. Dovremo fare ovviamente delle modifiche a qualche rampa e al VAB, ma le stazioni orbitali, le spazionavette, i boosters recuperabili, dovranno per forza essere preparati qui. E dovranno partire da qui. E probabilmente per questo, oltreché per le intrinseche necessità delle attività in corso, che il personale di Capo Kennedy ha subito finora le minori riduzioni rispetto a quelle di qualunque altra base. Lo spazioporto, mediamente, conta oggi su un esercito di scienziati, di tecnici, di operai specializzati pari a 17.500 unità"

I sovietici

Ma le domande che corrono in questi giorni nella testa di tutti e che gli poniamo subito riguardano ovviamente le differenze e i rapporti fra le imprese spaziali sovietiche e quelle americane. Che significato ha, a suo giudizio, il Lunakhod ? Battuti dagli americani con il programma Apollo, i russi hanno veramente rinunciato a mandare un uomo sulla Luna dopo aver fatto tanti exploits? E' più opportuno e più utile mandare uomini sulla Luna o soltanto stazioni automatiche? E' vero che i sovietici hanno ripiegato sul Lunakhod dopo aver constatato la loro impossibilità a preparare in tempo un veicolo delle dimensioni del Saturno V ? Il loro Saturno sarebbe esploso su una rampa di Baykonur nel 1969 provocando la morte anche di vari grossi calibri dell'organizzazione militare per lo spazio e la notizia del cui decesso venne poi data dalla stampa sovietica con molto ritardo ed attribuite ad altre cause. Ritiene vera la notizia che circola insistentemente a Capo Kennedy e secondo la quale i russi si apprestano a creare entro quest'anno la prima piattaforma orbitante con 12 uomini a bordo?
Il dottor Debus sorride ampiamente ed allarga le braccia:"Posso soltanto dare il mio giudizio sul Lunakhod e sulla esplorazione umana della Luna. Per il resto la mia posizione non mi consente nemmeno di esprimere la mia personale opinione".
"Il Lunakhod - egli aggiunge - è una magnifica realizzazione. Sul piano scientifico non posso dire niente perché i risultati sono evidentemente in via di elaborazione e sono stati resi noti soltanto molto parzialmente". Va detto comunque - anche se Debus lo ha taciuto - il commento di alcuni specialisti della NASA. Essi fanno notare che, almeno fino a questo momento, quanto ha ottenuto il Lunakhod - sia pure muovendosi su ruote con telecomandi da Terra - è molto inferiore ai risultati che fornirono, molti anni fa, le stazioni automatiche americane Surveyor.
"Gli automi - aggiunge Debus - servono benissimo per l'esplorazione spaziale quando si sa che cosa si vuol cercare. Per esempio noi dai Surveyor volevamo sapere la temperatura della superficie lunare, la quantità di radiazioni che riceve, la durezza del suo suolo. E queste risposte le abbiamo avute tutte e abbondantemente. Ma è laddove non si sappia che cosa ci sia oltre ai pochi fattori anzidetti che l'uomo, in ogni impresa esplorativa, è insostituibile con le macchine, a meno che non ci sia la impossibilità di mandarcelo"
Altri tecnici di Capo Kennedy stamane mi facevano notare che senza i lunar-orbiters non sarebbero state scoperte le anomalie gravitazionali (i mascons) della Luna. "Senza questa conoscenza - dicono i tecnici - la circumnavigazione della Luna da parte di Borman, Lovel e Anders nel 1968, sarebbe stata impossibile. Ma senza le più accurate misure di questi astronauti, le successive missioni lunari americane e anche russe (perché i dati sono stati sempre e tutti regolarmente pubblicati) sarebbero probabilmente fallite. 
Ora con il programma Apollo ci eravamo proposti l'esplorazione a fondo del satellite naturale della Terra. Con l'Apollo 11 abbiamo mostrato la possibilità per l'uomo di raggiungere il satellite e tornare a casa sano e salvo iniziando nel contempo l'opera esplorativa. Con l'Apollo 12 abbiamo allargato il campo di esplorazione dimostrando che l'uomo può lavorare in condizioni tanto diverse da quelle terrestri. Con l'Apollo 13 (pur con il dramma che ci fece vivere) abbiamo provato da quale situazione nello spazio l'uomo può essere salvato. Con l'Apollo 14 intendiamo portare a compimento la più attesa esplorazione nella zona di Fra Mauro. Tutto questo e le future missioni richiedono per forza la presenza umana".
"E all'uomo sulla Luna - mi dice un altro tecnico spaziale - i russi non hanno affatto rinunciato. Lo vedremo nei prossimi due o tre anni e vedremo presto anche le loro piattaforme orbitanti.".
La nostra intervista con Debus è bloccata da una chiamata urgente da Washington. All'altro capo del filo, ci fa sapere la segretaria, c'è von Braun. Debus si scusa. Ci rivedremo dopo il lancio dell'Apollo 14.
Per questo, intanto, tutto sta procedendo per il meglio. Alan Shepard, Edgar Mitchell e Stuart Roosa, in perfetta salute e con il morale alle stelle, proseguono intensamente la loro preparazione dentro i simulatori di volo. Mitchell ha fatto anche un giretto acrobatico su un superjet militare "per sgranchirsi le gambe" ci ha detto al telefono. Le operazioni di controllo al grande razzo, lungo i 26 piani della sua altezza, proseguono senza intoppi. Domani partirà per la Luna con il suo carico umano.  (Giancarlo Masini)

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Delegazione italiana a Capo Kennedy

Roma, 29 gennaio. Su invito della NASA una delegazione italiana guidata dal ministro per il coordinamento della ricerca scientifica e tecnologica, senatore Camillo Ripamonti, partirà domani per gli Stati Uniti d'America, dove domenica assisterà alla base di Capo Kennedy al lancio dell'"Apollo 14" previsto per le 21 italiane.
Nei giorni successivi il ministro Ripamonti e la delegazione italiana si intratterranno con esponenti del mondo aereospaziale americano; in particolare avranno conversazioni col Dipartimento di Stato, la NASA e varie comunità tecnico-scientifiche americane.
Il ministro Ripamonti, in conformità alle decisioni prese in sede CIPE nei giorni scorsi, parteciperà con la delegazione italiana, in qualità di membri della missione europea, composta da delegazioni di tutti i paesi europei interessati, a conversazioni col Dipartimento di Stato e la NASA, sulla partecipazione europea al programma "post-Apollo". Il ministro e la delegazione italiana avranno anche contatti in relazione ai programmi di collaborazione di ricerca in corso tra l'Italia e gli USA.

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Anche sul "Corriere della Sera" troviamo la notizia dell'incidente avvenuto alla base aerea di Ellington che ha portato alla distruzione un simulatore (LLRV) per i test di allunaggio.