2016/02/07

1971/02/07: La seconda escursione di Shepard e Mitchell sulla Luna e l'addio al Satellite sui quotidiani italiani

La seconda giornata sulla Luna e la partenza da Fra Mauro di Shepard e Mitchell sulla prima pagina de "La Stampa" di domenica 7 febbraio 1971 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).

 

I TRE UOMINI DELL'APOLLO SULLA VIA DEL RITORNO

Perfetto aggancio in orbita

Quasi dieci ore di esplorazione lunare: durante la seconda escursione gli astronauti hanno iniziato la scalata d'un cratere - Sono arrivati a 259 metri dalla vetta, ansando e sudando, trascinandosi il "carretto" con le pietre - I loro cuori battevano 150 colpi il minuto - Da terra il dottore ordina: "Abbandonate la scalata, esistono limiti alle possibilità umane" - Poco dopo alle 19,47, il decollo dal satellite - Alle 21,35 l'incontro con la navicella-madre e il trasbordo


Martedì alle 22,03 ora italiana il rientro nell'Oceano Pacifico

(Dal nostro corrispondente) New York, 6 febbraio. Questa notte, l'"Apollo 14"è sulla via del ritorno. Il terzo sbarco dell'uomo sulla Luna, il più contrastato ma anche il più remunerativo, si è concluso felicemente. Alle 21,35 ore italiane, il modulo "Antares" con Shepard e Mitchell a bordo s'è agganciata alla cabina "Kitty Hawk" pilotata da Roosa. La manovra, di nuovo tipo, mai tentata nello spazio, è riuscita al primo tentativo. Il "Lem" s'è portato in orbita alle 20, quasi 13 minuti dopo la partenza dalla superficie selenica, a circa 200 chilometri di distanza dalla nave madre.

Per trentatré minuti, entrambi i vascelli sono stati nascosti dal satellite, senza comunicazioni radio col Centro spaziale di Houston. Quando sono riapparsi, erano entrambi in fase di frenaggio. L'aggancio è avvenuto alla fine della prima orbita, anziché della seconda come di consueto. La sonda che lunedì scorso non aveva funzionato è regolarmente scattata al contatto. Alle 1,43 di stanotte, la nave madre scaglia il "Lem"- vuoto - sulla Luna, e alle 2,37 abbandona l'orbita alla volta della Terra. Shepard, Mitchell e Roosa ammareranno nel Pacifico martedì alle 22,03.

In queste missioni c'è sempre del pericolo. Ieri sera, sembrava che lo "scafandro" di Mitchell perdesse ossigeno, stasera, quando il "Lem" s'è alzato dalla Luna, lo stesso Shepard ha temuto che salisse troppo lentamente. E' nella logica del progresso che ogni grande salto sia accompagnato dalla suspense. L'impresa dell'"Apollo 14" è costata 250 miliardi di lire, ma ha cancellato i dubbi sorti dal dramma dell'"Apollo 13", semidistrutto nello spazio da una esplosione lo scorso aprile.

Al momento in cui il "Lem" s'è avvicinato questa sera alla cabina per l'aggancio in orbita, Roosa ha esclamato: "Cosa fate lì fuori, uomini senza paura?". E alludendo alla perdita della piattaforma, lasciata da Antares sulla Luna. "Mi pare che siate un po' dimagriti".

L'aggancio è da manuale, nonostante qualche istante d'ansia. Il modulo si presenta al rendez-vous con una parete inferiore danneggiata. Ma non è nulla di grave.

"Siamo a circa trenta metri, aspettiamo", dice Shepard. "Vi vedo alla televisione" risponde Roosa. "Do un colpo d'acceleratore e m'avvicino". "Va bene, sii soffice" ribatte il comandante.

"Attendete" interviene il centro di controllo di Houston. "Non vi vediamo più". E' un'antenna messa male. Il difetto è subito individuato. "O.K. per l'aggancio" annuncia finalmente Houston.

"L'ho presa" grida Shepard. E di nuovo: "Aggancio normale" (hard docking). Congratulazioni, evviva, risuonano alla radio. L'impresa può dirsi coronata da successo. E' la degna conclusione di 24 ore entusiasmanti.

La giornata incomincia in anticipo. Anziché alle 7,48, Shepard e Mitchell si fanno risvegliare alle 6,29 dopo otto ore di sonno. Al Centro spaziale di Houston, il dottor Charles Berry, che ne controlla il metabolismo, è compiaciuto. "Sebbene il "Lem" sia molto scomodo - dice - hanno riposato meglio di tutti gli astronauti che li hanno preceduti. Non hanno avuto neppure bisogno di sonniferi". Il medico è soddisfatto anche perché, nell'escursione di ieri, Shepard e Mitchell hanno consumato il 20 per cento d'energia in meno del previsto. "La fuga d'ossigeno dallo scafandro di Mitchell che ci ha tanto allarmato stanotte - aggiunge - è risultata trascurabile. Tutto sommato, anche oggi i nostri due amici potranno compiere una passeggiata di quattro ore e mezzo". E' un record: 9 ore e 30 minuti complessivi per Shepard e 8 ore e 24 minuti per Mitchell, contro le precedenti 7 ore 51 minuti di Conrad nel novembre 1969.

Eccitati, scherzando, Shepard e Mitchell si vestono. Chiedono di uscire subito dal modulo, e Houston da loro il permesso. Shepard scende dalla scaletta alle 9,20, due ore prima del previsto, Mitchell lo segue 4 minuti più tardi. Il sole illumina la scena, la Terra brilla in lontananza: "Casa, dolce casa, lascia che ti fotografi!", esclama Mitchell. Shepard traffica col carrello per il trasporto delle pietre: "Dobbiamo vincere una scommessa", rammenta al collega, guardando il cratere del cono, che si trova a 1000 metri circa di distanza. I due astronauti vogliono raggiungere la vetta vulcanica, superando un dislivello di 150 metri. E' l'epicentro di Fra Mauro.

Shepard e Mitchell si incamminano. Percorrono facilmente i primi 200 metri, poi la salita si fa dura. Spingendo e sollevando il carrello, aggirano e scavalcano rocce enormi. Ansimano, sudano, il ritmo delle loro pulsazioni si accelera, e la temperatura all'interno dello scafandro sale. Passa mezz'ora, un'ora. "Alan, non è meglio che ci riposiamo un po'?", chiede Mitchell. Il comandante fa cenno di sì, e i due si fermano. Al Centro spaziale di Houston, il dottor Berry scuote il capo. "Dovrò farli tornare indietro", dice preoccupato. Gli astronauti riprendono la lenta marcia. Seicento metri, settecento, ottocento. "Non ce la faremo", esclama Shepard. "No, dobbiamo riuscirci", protesta Mitchell con voce soffocata. I due uomini non lo sanno, ma i battiti del loro cuore sono saliti da 84 per Shepard e 90 per Mitchell a oltre 150 al minuto: inoltre la temperatura dell'abito di Shepard ha superato i 28 gradi e quella dell'abito di Mitchell i 23 contro i normali 16-18. Altri astronauti, sulla Luna, hanno fatto registrare fino a 160 pulsazioni, però per sforzi più brevi. Lo sforzo di Mitchell è troppo prolungato e pericoloso. "Vi sono dei limiti alle capacità umane. Abbandonate la scalata", comanda il dottor Berry. "Ma siamo a due passi dalla cima", grida Mitchell con un gesto di amarezza. "E' un ordine" osserva riservato Shepard. Mancano si e no 259 metri al cratere, i due uomini hanno coperto i tre quarti del percorso, anche questo è un record, nessuno si è mai allontanato tanto dal "Lem". "Ragionate, ragazzi", dicono da Houston.

Alle 12 Shepard e Mitchell ritornano sui loro passi. Il dottor Berry controlla i suoi strumenti con apprensione. "Hanno consumato troppo ossigeno, bisognerà che rientrino nel modulo un quarto d'ora prima"sottolinea. Nella discesa i battiti del cuore di Shepard diminuiscono a 133 al minuto, quelli di Mitchell a 119. "State migliorando" li informano da Houston. "Sfido, l'inclinazione del terreno è un po' diversa" ribatte Shepard. I due astronauti hanno già riacquistato il buon umore.

Poco prima di salire la scaletta, alle 13,30, il comandante fa una sorpresa a tutti. Estrae dal carrello due palline da golf, adatta una specie di cucchiaio all'estremità di un'asta di metallo, trasformandola in una mazza. "Ecco una cosa che gli americani conoscono bene" esclama ridendo. E con una mano sola, per questione di equilibrio sferra due colpi: "What a drive, it's going for miles" commenta, lanciando poi l'asta come un giavellotto.

Al Centro spaziale di Houston scoppia un applauso. Shepard e Mitchell hanno perso la scommessa sul cratere del cono ma sono riusciti a portarsi dietro le palline da golf, impresa fallita da altri colleghi. Il fatto che la loro esplorazione sia rimasta incompiuta non turba gli scienziati. Dichiara il direttore del reparto di geochimica di Houston, Robin Brett: "Sarebbe stato meglio se avessero visitato quel vulcano spento. Ma il materiale da essi raccolto nella scalata è ugualmente straordinario: 50 chili, il bottino di Apollo 11 e Apollo 12 insieme. Inoltre la descrizione che ci hanno fornito del posto, gli esperimenti compiuti (hanno fatto precipitare dei macigni in basso) sono stati superiori ad ogni aspettativa".   (Ennio Caretto)

 


Il duro lavoratore dello spazio

Shepard e Mitchell sono già sulla strada del ritorno, volano verso la Terra e la quarantena. Per loro i giorni della gloria giungeranno fra tre settimane, se pure arriveranno, perché Shepard è soltanto il quinto uomo discesa sulla Luna e non può pretendere di commuovere l'immaginazione al pari dei suoi predecessori. E tra venti giorni, quanti si ricorderanno dei due astronauti?

Sembra che almeno il capitano Shepard abbia di che consolarsi. Dicono che questo conquistatore dello spazio, che la Nasa obbligò alle dimissioni in seguito a una malattia all'orecchio, abbia saputo mirabilmente sfruttare gli anni trascorsi come civile, ora con astuti giochi in borsa, ora con giudiziosi investimenti immobiliari. I giornali che gli hanno fatto i conti in tasca parlano di guadagni che vanno da uno a cinque milioni di dollari.

Una villa a Houston nel quartiere dei miliardari, una "Cadillac" e un'altra automobile di gran lusso, e naturalmente un fuoribordo per lo sci d'acqua: il capitano Shepard esibisce tutte le insegne dell'americano arrivato. Anche i suoi quarantasette anni, e la figlia sposata che presto dovrebbe regalargli un nipotino, hanno contribuito non poco alla costruzione del suo personaggio. Gli americani si sono domandati che cosa abbia spinto questo capitano coraggioso a sottoporsi ad una difficile operazione chirurgica per restaurare il suo orecchio e ai due anni d'intensi allenamenti necessari per chi voglia rientrare nel club spaziale. Già esiste un mal di Luna? E qualcuno, certamente, avrà intravisto in Shepard almeno una scintilla di quel sacro fuoco che sospinse Ulisse a ripartire da Itaca e a volgere la prora verso le Colonne d'Ercole.

Shepard, comunque, merita simpatia e considerazione per tutt'altri motivi. A onor del vero, già i suoi predecessori non si erano mai distinti per eloquenza, eppure nei lunghi giorni in cui è rimasto in contatto radio con Houston Shepard ha saputo essere ancor meno loquace. Una volta sola ha ceduto alla tentazione di affidare all'etere una battuta spiritosa. Mai il suo cuore ha tradito non diciamo paura, ma un'emozione. I battiti non sono aumentati nel momento terribile, quando Antares non riusciva ad atterrare, e neppure nel momento magico, alla vista dei picchi che circondano il cratere Fra Mauro.

Insieme con il fido compagno Mitchell, Shepard è un uomo da oscuri primati. Sulla Luna è rimasto più del doppio di Armstrong, il comandante di "Apollo 11", e nelle sue passeggiate ha percorso un miglio in più rispetto ai suoi predecessori di "Apollo 12". E' stato il primo ad arrampicarsi in salita, fino a quando non gli è venuto il fiato grosso. Nonostante la sua villa e la Cadillac. Shepard si è rivelato il capostipite d'una generazione di solidi lavoratori dello spazio. Più ancora del coraggio e della calma, della resistenza alla fatica, ha impressionato il suo equilibrio. Shepard ha mostrato un assoluto senso della misura quando è sopraggiunto il momento più solenne dell'intero viaggio.

Dopo infinite vicissitudini, anche Shepard ha aperto il boccaporto di Antares, ha calato la scala a pioli, ed è disceso lentamente fino a raggiungere il suolo lunare. Come sempre, da Houston gli hanno chiesto le sue prime impressioni, Shepard ha risposto: "E' stato un lungo viaggio, ma eccoci arrivati". Riflettete un'istante: sarebbe quasi impossibile esprimersi in una forma più banale e insieme più concreta.   (Gianfranco Piazzesi)

La cronaca della seconda escursione e il successivo addio alla Luna di Shepard e Mitchell nella prima pagina de "Il Gazzettino" di domenica 7 febbraio 1971 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).

 

AGGANCIO PERFETTO IN ORBITA DOPO TANTI TIMORI

Conclusa felicemente la missione lunare
Apollo 14 sta ritornando verso la Terra

Shepard e Mitchell non sono riusciti, stremati dalla fatica, a salire fino in cima al "cratere del cono" - Comunque hanno raccolto 54 chilogrammi di pietre lunari antichissime - Il comandante ha giocato a golf sulla superficie del satellite - Puntuale il distacco del Lem


Nostro servizio. Houston, 6 febbraio. E' andato tutto bene. Alle 21.35 Alan Shepard, veterano degli astronauti, ed Edgar Mitchell, suo compagno di escursione sulla Luna, si sono riuniti con il modulo lunare Antares alla navicella madre Kitty Hawk. Ancora poche ore di orbita lunare e poi torneranno a casa, tre giorni di viaggio nello spazio per l'appuntamento con la Terra e l'ammaraggio nel Pacifico, il 9 febbraio.

Dopo la seconda faticosa giornata sulla Luna, Shepard e Mitchell hanno decollato col Lem alle 19.38. Pochi attimi di tensione nell'ultimo "countdown", poi il via, con la salita in verticale. "Che partenza!" ha esclamato Shepard, mentre lo stadio ascensionale del modulo lunare si librava per la risalita. Per 10 sec. - sui 7 min. e 12 sec. necessari all'ingresso in orbita - il Lem è salito in verticale, poi ha iniziato la curva. Alle 19,56 Antares aveva raggiunto la velocità di ingresso in orbita, 6.613 chilometri orari, immesso su una traiettoria ellittica con 16 chilometri di perilunio e 96 chilometri di apolunio. In quel momento Kitty Hawk con a bordo Stuart Roosa si trovava a circa cento chilometri.

E' cominciata la "caccia", durata circa mezz'ora, fino al ricongiungimento che è avvenuto regolarmente e senza alcun intoppo alle 21,35. Il dispositivo di aggancio, con quei tre ganci-guida, di primo attracco, che avevano fatto disperare gli astronauti alla partenza, questa volta sono scattati al primo tentativo. Tutto è andato bene. Alle 1,37, l'accensione del razzo per l'immissione sulla traiettoria di ritorno, una volta completato il trasloco dei preziosi materiali raccolti, nel modulo di comando.

Probabilmente, anche se questa volta è andato tutto perfettamente, il centro di controllo chiederà agli astronauti di riportare a terra il dispositivo di aggancio. I tecnici e gli scienziati sono ansiosi di studiare il meccanismo per cercare di capire cosa è accaduto il giorno dei cinque agganci a vuoto.

Shepard e Mitchell avevano scoperto, qualche ora prima, che non è agevole fare gli alpinisti sulla Luna. I due, a malincuore, hanno dovuto rinunciare a raggiungere l'orlo del cratere conico, obiettivo della loro lunga escursione, che era prevista su una distanza di 2700 metri fra andata e ritorno. Duramente provati dalla lunga ascesa, i due astronauti hanno dovuto rinunciare a soli 300 metri del cratere sul quale dovevano raccogliere campioni che avrebbero potuto dire moltissimo sulle origini di quella regione, considerata la più antica della Luna.

Il respiro pesante, le pulsazioni salite a 150 al minuto, Shepard e Mitchell hanno dovuto mollare dopo un'ora e mezza di lotta per salire fino all'orlo del cratere, alto 122 metri, aggirando enormi massi e fenditure incrostate di cristalli, trainando la carriola lunare.

Quando Houston ha chiesto se non ritenessero più opportuno desistere, i due astronauti si sono detti di parere contrario. Avrebbero preferito tentare. Ma i limiti di sicurezza rischiavano di farsi troppo esigui e sia pure a malincuore il centro di controllo ha dato l'ordine di rinunciare. In quel momento Shepard e Mitchell erano a 915 metri dal modulo lunare ma erano al lavoro da più di due ore e numerose erano ancora le ricerche da compiere.

Chiaramente delusi, i due astronauti, che avevano tradito la loro fretta, stamane, chiedendo di poter scendere dal Lem con largo anticipo, hanno raccolto comunque un grande numero di campioni in una zona che come si è detto, è piuttosto vicina alla sommità del cratere. Quindi, dal punto di vista scientifico, la missione ha raggiunto ugualmente gli scopi prefissati.

Shepard e Mitchell, usciti alle 9,20 invece che alle 11,30 come previsto, hanno compiuto tutti i rilevamenti di grande importanza per i geologi. Nel complesso delle due passeggiate, hanno raccolto un enorme quantitativo di campioni, 54 chilogrammi di pietre e frammenti di rocce. Shepard ha detto che hanno preso anche un paio di grossi sassi che peseranno 12-13 chilogrammi. I geologi sono soddisfatti: il capo del settore geochimica Robin Brett, ha detto che i risultati sono stati eccellenti: "I due astronauti hanno fornito una continua, completa e significativa descrizione dei fattori geologici della zona, illustrando una gran quantità di materiali e terreni diversi". Anche lui, però, non ha nascosto la delusione perché non è stato possibile dare un'occhiate al fondo del cratere. Ad ogni modo, ha concluso Brett, dal punto di vista scientifico la missione di Apollo 14 sarà senz'altro la più significativa.

Le difficoltà incontrate da Shepard e Mitchell hanno insegnato parecchie cose, in vista di prossime esplorazioni. Infatti, a dispetto del peso minore per la differenza di gravità, che sulla Luna è un sesto di quella terrestre, il terreno è così accidentato che la fatica si fa sentire parecchio.

I due astronauti, che si erano dati anche il cambio durante la scalata, si sono fermati di frequente per riprendere fiato. E' stato circa a metà strada che Shepard ha fatto capire per la prima volta di non essere tanto convinto di farcela. Avevano appena aggirato un masso enorme, circa sei metri di diametro, quando Shepard ha esclamato ansimando: "E' dura, è dura". Ambedue si sono appoggiati al masso per riprendere fiato. A questo punto è arrivato l'ordine di rinunciare.

Shepard e Mitchell sono infine rientrati dopo aver compiuto la passeggiata lunare più lunga della storia: quasi cinque ore. Una volta all'interno, hanno ripressurizzato il modulo lunare per potersi togliere le tute, mangiare e riposare.

Prima di raggiungere il Lem, hanno fatto una sosta e hanno scavato una trincea lunga circa un metro e 20, larga 45 centimetri e profonda 60. Hanno poi scattato fotografie di questa loro opera e delle impronte lasciate da Shepard che ha appositamente calpestato il terriccio. Scopo dell'esperimento era di stabilire la coesione e le altre caratteristiche del terreno lunare.

A due ore dalla partenza, i due astronauti hanno detto che stavano benissimo e che il morale era eccellente, Shepard ha chiesto come stava Roosa e se era pronto a riprenderli a bordo. Gli hanno risposto che Roosa ha scattato un sacco di fotografie e che ha anche visto dall'alto il riflesso del sole su uno degli strumenti scientifici da loro piazzati intorno al modulo lunare.

Da parte loro gli scienziati dello osservatorio McDonald (Texas), hanno annunciato di aver stabilito ieri sera un primo contatto laser col riflettore collocato poche ore prima sulla Luna da Shepard e Mitchell. 

Nel corso della mattinata, cominciata all'insegna del buonumore con un "Oh che bella giornata, qui a Fra Mauro!", Shepard ha trovato anche il tempo di collaudare un paio di colpi di golf sulla Luna. Le palline, che evidentemente aveva portato con sé di nascosto, hanno continuato a rimbalzare per chilometri, ma i colpi sono risultati piuttosto difficili, con tutta quella polvere.  (H.B.)