2016/02/10

1971/02/10: Il rientro di Apollo 14 su "La Stampa"

La prima pagina del quotidiano "La Stampa" di mercoledì 10 febbraio 1971 (dalla collezione cartacea di Gianluca Atti).


Pieno successo tecnico della missione "Apollo 14"

In orario dalla Luna

La navicella con a bordo Shepard, Mitchell e Roosa è entrata nell'atmosfera alle 21,47 - Inquadrata dai radar è stata seguita visualmente dagli elicotteri mentre si aprivano i paracadute - Alle 22,04 il contatto con le onde, a meno di otto chilometri dall'incrociatore "New Orleans" - Primo rapporto sull'impresa da parte degli astronauti, in perfette condizioni fisiche

La corsa dell'astronave verso la Terra

alla velocità di quasi 40 mila km ora

(Dal nostro corrispondente) New York, 9 febbraio. L'"Apollo 14" è tornato sulla Terra. Alle 22,04 di stasera, la più contrastata ed entusiasmante missione lunare si è trionfalmente conclusa con un perfetto ammaraggio nel Pacifico, a 1500 chilometri circa a sud di Samoa. Shepard, Mitchell e Roosa, già visitati dai medici, lavati, con abiti puliti, stanno ora gustando una cena a base di bistecche, asparagi e patate al forno a bordo dell'incrociatore "New Orleans". Quando si addormenteranno, la Luna da essi conquistata si oscurerà: alle 6,52 di domattina, ora italiana, incomincerà un'eclissi. I tre astronauti raggiungeranno il centro di controllo di Houston, nel Texas, all'alba di venerdì, ma non saranno "rimessi in libertà" che dopo quindici giorni di quarantena.

Il ritorno dell'Apollo, partito da Capo Kennedy nove giorni or sono, è stato emozionante come sempre. Alle 21,35, Roosa ha separato la capsula dal modulo di servizio. Dodici minuti più tardi, ad una velocità di 40 mila chilometri orari, e a 120 chilometri d'altezza, gli astronauti hanno infilato il ristretto corridoio di rientro nell'atmosfera. "Arriviamo" ha detto gioiosamente Shepard, mentre la capsula, le pareti brucianti per l'attrito, precipitava verso l'Oceano come un globo di fuoco. Poi, i quattro minuti di "suspense", in cui i contatti radio vengono persi. Infine, alle 21,59, lo spettacolo dei paracaduti dai colori vivaci, aperti sulla capsula che scende gradatamente, lo "splash down", e lo stormo di elicotteri che accorre.

Bersaglio colpito

Shepard, Mitchell e Roosa sono usciti dall'Apollo dopo che i sommozzatori lo hanno assicurato a dei galleggianti e sono saliti su un canotto pneumatico. L'intera operazione è durata circa 15 minuti. "Complimenti per la vostra precisione" ha esclamato il comandante della "New Orleans" alla radio. "Avete colpito il bersaglio, come per l'atterraggio sulla Luna. Siete scesi a meno di 8 chilometri da noi, le telecamere v'hanno seguito attimo per attimo".

"Grazie" ha risposto Shepard. "Grazie" ha ripetuto ai sommozzatori: "Siete stati molto rapidi". Il mare leggermente mosso non è parso disturbare gli astronauti. Tutti e tre hanno respirato l'aria a pieni polmoni. Nella discesa, avevano sopportato una pressione sei volte superiore al normale.

Tra gli applausi dell'equipaggio, i tre astronauti sono entrati nella "roulotte" ad essi riservata. Non davano segni di stanchezza, sorridevano. "Consideriamo la nostra missione uno straordinario successo" aveva detto Shepard ore prima, in una conferenza-stampa dallo spazio, a 190 mila chilometri di distanza dalla Terra. "Per intuizione, da quanto abbiamo visto e raccolto, dovremmo ritornare con un tesoro di informazioni geologiche, fotografiche, tecniche". E Mitchell, alla domanda se le varie difficoltà dell'"Apollo", i mancati agganci iniziali col "Lem", la caduta di tensione nelle batterie, non avessero minacciato l'impresa, aveva risposto: "Nessuno di noi ha mai dubitato che saremmo riusciti a fare tutto".

Conviene vedere brevemente gli ultimi eventi del volo dell'"Apollo". Alla conferenza-stampa, alle due di stamane ora italiana, Shepard e Mitchell precisano di portare con sé non 50 ma 45 chili di pietre lunari, "una delle quali di 30 centimetri di diametro". Aggiungono anche d'essere arrivati a non più di 100 metri dalla vetta del cratere del cono, invece dei 250 calcolati dal Centro di controllo di Houston. "E' stata la mancanza di tempo, non di forze, a fermarci", dice Shepard. "Le nostre pulsazioni erano salite: ma avremmo potuto andare avanti... Dovevamo scalare o aggirare rocce alte 3 o 4 metri". Il maggiore disagio è stato causato ai tre uomini dalla polvere: "Penetrava dappertutto".

Dopo la conferenza-stampa, Shepard, Mitchell e Roosa eseguono calcoli di navigazione. Cercano quindi di "registrare" i misteriosi "lampi di luce" che dal volo dell'"Apollo 11", disturbano gli astronauti. Essi vengono "scorti" anche a occhi chiusi: secondo gli scienziati, sono un effetto dei raggi cosmici sui nervi ottici. "Mi addormenterò prima di vedere qualcosa" protesta Roosa. Ma ben presto Shepard e Mitchell danno l'allarme: deve trattarsi davvero di radiazioni. Alle 4,23 i tre uomini smettono di lavorare. Dormono per otto ore, e al risveglio, dopo un'abbondante colazione ("l'ultima in questi sacchetti di plastica, grazie al cielo": commenta Roosa) si preparano al rientro nell'atmosfera.

I prossimi viaggi

L'"Apollo 14" è sulla traiettoria giusta, e nessuna correzione si rende necessaria. Shepard, Mitchell e Roosa adesso parlano poco. Il comandante sembra persino commosso. "Il momento più emozionante della missione" dice "sarà per me quando metterò piede sull'incrociatore". E' un aspetto nuovo i Shepard che emerge. Questo "nonno di ferro" delle stelle, con dieci anni di anzianità alle spalle, miliardario, inflessibile con se stesso e con gli altri, per qualcuno persino antipatico, è capace di sentimentalismo. Sogna la Luna, ma è attaccato alla Terra, si impone una disciplina sovraumana ma soffre della lontananza della famiglia. Sotto la scorza ruvida, crede negli affetti più semplici. La sua più grande soddisfazione, forse, è stata l'affermazione della figlia Laura: "Sono orgogliosa che sia mio padre".

L'astronave si avvicina all'atmosfera terrestre, le colonne d'Ercole dello spazio, e i tre uomini tacciono. La loro meravigliosa impresa è già un ricordo. Li aspettano le mogli, i figli, il mazzo di rose rosse che una bambina canadese, Cindy Diane, manda al centro di controllo di Houston al ritorno di ogni "Apollo", il ricevimento alla Casa Bianca... Li aspettano l'applauso dell'America, il telegramma di congratulazioni del presidente Nixon, l'ammirazione di tutto il mondo che sta seguendo lo "splash down" alla televisione.

E' tempo di tirare le somme. Se lo sbarco dell'"Apollo 11" sulla Luna ha dato inizio alla conquista dello spazio da parte dell'uomo, quello di "Apollo 14" ha aperto il capitolo più importante. Gli scienziati sono unanimi: il satellite è colonizzabile, e più tardi lo saranno anche i pianeti. Un altro balzo in avanti verrà compiuto con l'"Apollo 15". Il prossimo luglio, David Scott e James Irwin si fermeranno sulla superficie selenica il doppio di Shepard e di Mitchell, 66 ore, e si spingeranno fino a 6 chilometri dal "Lem" con una specie di jeep, in tre successive escursioni. Sulla cabina orbitante, il loro compagno, Al Worden, eseguirà eccezionali esperimenti con attrezzi del peso complessivo di 500 chili.

Uno dei direttori del programma , Paul Gast, ha dichiarato: "L'esperienza di Shepard e Mitchell ci ha insegnato molte cose. Scott e Irwin scenderanno nell'area di Hadley Rille e avranno molte più libertà di scelta e di manovra". Anche dalla loro iniziativa e da quella degli equipaggi degli "Apollo 16" e "17", nel gennaio e agosto '72, dipenderanno gli orientamenti della Nasa. Per il '73, è prevista la costruzione del laboratorio orbitante intorno alla Terra, che ospiterà astronauti, biologi e tecnici per periodi di 28 e 56 giorni. In teoria, prima dell'80 tutto dovrebbe essere pronto per la costruzione di una base sperimentale sulla Luna.

Nel frattempo, progredirà l'esplorazione degli altri mondi con le macchine. Un rivoluzionario motore ionico è allo studio della Nasa. Esso sfrutta l'energia solare raccolta da pannelli di 3 metri per 20, è dieci volte più potente e dieci volte più economico dei normali "jet". Se il progetto appena varato andrà in porto, il motore ionico guiderà una sonda automatica su Eros, l'asteroide distante 27 milioni di chilometri dalla Terra, tra Giove e Marte. La sonda trasmetterà ogni genere di dati al centro di controllo di Houston, e raccoglierà circa 20 chili di pietre, polvere e terriccio (come il "Lunik 16" sovietico ha fatto sulla Luna). Il viaggio di andata e ritorno durerebbe 3 anni. (Ennio Caretto)