2016/02/10

1971/02/10: La fine della missione su "Il Corriere della Sera"

La prima pagina de "Il Corriere della Sera" di mercoledì 10 febbraio 1971 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).


FELICEMENTE CONCLUSA LA TERZA AVVENTURA LUNARE

Tornato l'Apollo

Ammaraggio perfetto a 1400 chilometri dall'isola di Samoa - In ottime condizioni Shepard, Mitchell e Roosa - Primo bilancio

(Dal nostro inviato speciale) Houston, 9 febbraio. Spettacolare e perfetto - come era stata la partenza per il grande viaggio sulla Luna - è stato il ritorno sul nostro pianeta dell'Apollo 14 con il suo prezioso carico di tre vite umane e dei materiali attesi con tanta ansia da migliaia di scienziati di tutto il mondo. Alle 22,04, con un ritardo di pochi secondi sull'istante calcolato dai computers, l'astronave si è truffata con un grande spruzzo nell'acqua dell'Oceano Pacifico a circa 4 miglia dalla portaerei New Orleans, proprio sull'obiettivo stabilito, 1400 chilometri dall'isola di Samoa.

Per quanto ormai questa operazione si sia vista altre volte e per quanto sapessimo dalla sala di controllo che tutto era a posto, che tutto funzionava bene, che tutto era corrispondente al millesimo alle indicazioni del manuale di volo, non c'è ritorno dal cosmo di questa favolosa navicella fatta a tronco di cono senza che l'emozione più intensa ci assalga tutti e ci faccia fremere fino a quando l'astronave non riemerge dalle onde del mare e i suoi tre valorosi occupanti non escano a respirare finalmente l'aria per la quale la nostra natura ci ha fatti.

Negli ultimi minuti del viaggio, alle 21,35, quando ormai per Alan Shepard, Edgar Mitchell e Stuart Roosa il nostro pianeta era diventato una immensa sfera biancheggiante di nubi e splendente al sole in tutta la sua bellezza, con ben visibili i contorni dei mari e dei continenti, 8 i colori diversi dei rilievi montagnosi e degli oceani più profondi, l'astronave Apollo si è staccata dal suo razzo di servizio e si è posta nel migliore assetto di volo per il suo atteso impatto con l'atmosfera terrestre. Una coltre soffice di aria ma che alla seconda velocità cosmica sul ritmo della quale viaggiavano gli esploratori lunari, diventa dura, e provoca l'accensione di fantastiche fiamme sulle pareti del veicolo portando la loro temperatura oltre i limiti della fusione. Era l'ultimo rischio ma anche il più temuto. Sarebbe bastato che l'angolo della traiettoria di arrivo o l'assetto dell'astronave fossero di poco differenti rispetto a quanto stabilito per trasformare la magnifica avventura lunare in una tragedia senza scampo.

Tutto, fortunatamente, si è svolto alla perfezione. Un minuto dopo la separazione del razzo di servizio gli astronauti sono entrati nell'atmosfera al riparo dello scudo antitermico del loro veicolo.

L'attrito dell'aria   

Vi sono stati i previsti minuti del silenzio radio provocati appunto dal calore sviluppato dall'attrito dell'aria intorno all'Apollo e il conseguente fenomeno della ionizzazione.

Poi improvvisamente sui nostri teleschermi, collegati al ponte della New Orleans si è visto spuntare dal blu intenso del cielo un velocissimo puntino rossastro. Era il piccolo paracadute di trazione che serve per estrarre quelli più grandi di frenata. Quel punto è diventato sempre più grande poi si sono aperti i tre grossi paracadute. La navicella Apollo ha avuto un sobbalzo e la sua discesa dondolante si è fatta lenta, sempre più dolce, fino a che l'astronave non ha toccato le onde. Date le condizioni del mare e del tempo il recupero dei tre uomini non ha presentato alcuna difficoltà. In breve gli uomini-rana hanno circondato la capsula disponendo il galleggiante di sicurezza ed aiutando poi Shepard e i suoi compagni ad indossare i vestiti della quarantena e a salire sul canotto dal quale sarebbero poi passati sull'elicottero di recupero.

A differenza di tutti gli altri voli, gli astronauti che sono usciti stasera dalla capsula non apparivano per nulla stanchi ed affaticati.

Dall'astronave cosmica all'elicottero. Poi il viaggio sulla portaerei dentro il carrozzone d'isolamento biologico. Quindi il lungo giro in aereo dal Pacifico al Texas. Infine quasi 18 giorni di quarantena nella clausura del Lunare Receiving Laboratory di Houston. Ecco quello che alla Nasa si chiama ormai la normal procedure per gli uomini che tornano dalla Luna. Gli esploratori dell'Apollo 14 arriveranno alla centrale della Nasa venerdì prossimo e come al solito saranno sottoposti ad una serie di debriefings nel corso dei quali verranno riesaminate, passo per passo, tutte le fasi della loro avventura nel cosmo.

Conferenza stampa

Ma insomma come è fatta questa benedetta regione  intitolata all'antico cartografo italiano? Ce l'hanno nuovamente descritta la notte scorsa gli stessi protagonisti dell'esplorazione, nel corso di una fantastica conferenza stampa dal cosmo.

Erano quasi le una (ora italiana). L'Apollo 14 si trovava ancora ad oltre 160 mila chilometri dal nostro pianeta. Shepard ha azionato la telecamera e sui teleschermi della control room e della sala stampa è apparso a colori l'emblema della della missione affisso in cima alla console di comando dell'astronave, mentre questa viaggiava alla velocità di quasi settemila chilometri orari e, metro dopo metro, accelerava la sua folle andatura in direzione della Terra. Poi vi è stata una carrellata per mostrarci l'interno del veicolo spaziale ed infine si sono visti i tre astronauti al loro posto.

La conferenza è durata ventiquattro minuti. Un pool di colleghi aveva preparato a nome di tutti una serie di quattordici domande. Riguardanti in particolar modo il loro stato d'animo, le loro maggiori emozioni e la descrizione del luogo dove scese Antares. "La mancanza di tempo, non la stanchezza - hanno confermato Shepard e Mitchell - ci impedirono di arrivare fino alla cima del cratere a cono. Se avessimo avuto un'altra mezz'ora ci saremmo arrivati. La nostra battagli e il nostro lavoro erano proprio contro il tempo. Comunque i campioni di pietre emesse dal cratere che gli scienziati aspettano ce li abbiamo in abbondanza".

In più l'Apollo 14 ha portato a casa una serie di film senza precedenti e da questi oltreché dalle rocce i selenologi potranno avere una messe formidabile di informazioni. "A nostro giudizio siamo arrivati ad una cinquantina di metri dal bordo del grande cratere" - hanno aggiunto gli esploratori lunari -. "Ma forse vi siete trovati davanti dei blocchi di roccia più alti di voi'" ha chiesto il capo comunicatore che rivolgeva le domande a nostro nome. "Abbiamo trovato pietre di ogni dimensione" - è stata la risposta degli astronauti -. "Alcune di esse avevano altezze di tre o quattro metri e quindi dovevamo aggirarle per proseguire il nostro cammino. Non abbiamo avuto difficoltà a trainare il nostro carrello - ha aggiunto Mitchell - intorno a questi roccioni salvo scartare i percorsi più accidentati. Il nostro problema maggiore da questo punto di vista è stato rappresentato dall'ondulazione e dalle frastagliature del terreno".

Dieci anni fa

"Quando avete avuto il problema del docking e della batteria elettrica, nonché quando vi si è accesa la spia di allarme avete avuto paura di non poter contare su un ritorno sicuro a casa?". Mitchell: "Non ho mai dubitato un istante". "Che dimensioni hanno i blocchi di pietre che state portando a Terra?". "Ce ne sono anche di 35 centimetri di diametro" - ha risposto Shepard - e poi riprendendo il discorso sulla regione di Fra Mauro ha aggiunto: "Originariamente avevo pianificato di atterrare un po' più a sud, ma il suolo era molto accidentato e allora volteggiando sopra - ha detto in sostanza il comandante dell'Apollo 14 - ho scelto un punto una trentina di metri più a nord".

"Quale è stata la parte più emozionante del vostro viaggio?". Shepard: "Io penso che la più grande emozione per me sia quella del ritorno a casa al momento di mettere i piedi sulla portaerei". Roosa: "Per me è stato quando ho visto la Luna a meno di 60 miglia di distanza". Mitchell: "Per me quando ci siamo posati su Fra Mauro e ho visto il cratere a cono". "Che differenza hai trovato, Shepard, fra il tuo volo a bordo della Mercury dieci anni fa e il viaggio dell'Apollo 14?". Shepard: "A parte le implicazioni di carattere tecnico fra i due voli, dal mio punto di vista personale io penso che per quei giorni il volo della Mercury con il piccolo razzo Redstone fu un maggiore impegno sul piano individuale che non per l'Apollo 14. Le apparecchiature sono differenti ovviamente e mi aiutarono allora come ci hanno aiutato ora. Le emozioni per me sono state grandissime ambedue. Non c'è dubbio su questo".

Dopo la conferenza stampa gli astronauti hanno ripreso il loro normale lavoro. La traiettoria dell'astronave ai controlli finali era risultata esattamente uguale a quella nominale e pertanto sono state annullate le previste due ultime correzioni di rotta.   (Giancarlo Masini)