2016/02/02

1971/02/02: Il volo verso la Luna di Apollo 14 sui principali quotidiani italiani

La prima pagina de "Il Corriere della Sera" di martedì 2 febbraio 1971 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).

 

SUPERATA LA DRAMMATICA INCERTEZZA CREATA DALL'INCIDENTE MECCANICO

Apollo: via allo sbarco

Nessun guasto scoperto a bordo della navicella-madre e del modulo lunare - L'aggancio aveva fatto vivere ore di "suspense" ed era riuscito solo al sesto tentativo - Shepard aveva addirittura proposto di uscire dall'astronave per controllare l'allarmante situazione - La decisione di procedere nella missione presa ieri sera dalla Nasa, dopo una giornata di minuziosi e febbrili controlli - Tutto funziona bene e gli astronauti sono in perfetta forma

Venerdì gli astronauti sulla Luna

Houston, 1 febbraio. Il direttore della missione "Apollo 14", Chester Lee, ha dato agli agli astronauti via libera per l'atterraggio sulla Luna fissato per venerdì prossimo. Il difetto nel meccanismo di aggancio fra le due navicelle non dovrebbe compromettere la missione: questo il parere di scienziati e tecnici dopo una giornata  di minuziosi e febbrili controlli. Da questo momento in poi disco verde, quindi, verso la Luna per Shepard e Mitchell che dovranno atterrare in prossimità della ragione di "Fra Mauro".
Chester Lee, che ha dato notizia della decisione in una conferenza-stampa, ha aggiunto: "Procediamo intenzionati a realizzare in pieno l'atterraggio sulla Luna. L'aggancio è riuscito e tutto ci fa credere che è stato normale".
Al momento dell'annuncio di Lee i tre astronauti dormivano. Ne sono stati informati al risveglio, dopo la mezzanotte ora italiana. (AP)

 

Solo qualche graffio sul punto di aggancio

(DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE) Houston, 1 febbraio. Una improvvisa e per ora inspiegabile complicazione di carattere meccanico capitata ai sistemi di congiungimento delle astronavi dell'Apollo 14 ha impedito, per ben cinque volte, che la capsula di Alan Shepard, Stuart Roosa ed Edgar Mitchell si "saldasse" - come previsto dal manuale di volo - con il veicolo lunare ancora alloggiato in cima al terzo stadio del razzo Saturno. L'inatteso intoppo ha riportato a Capo Kennedy e a Houston l'atmosfera di dramma e di incertezza che avevamo vissuto meno di un anno fa durante il viaggio dell'Apollo 13. Le previsioni più nere sorgevano per il proseguimento della superba missione lunare. Gli astronauti non correvano alcun pericolo, poiché tutti gli altri sistemi funzionavano regolarmente e, al massimo della sventura, essi dovrebbero ruotare intorno alla Luna, e tornare a terra come già fu fatto altre volte (a cominciare dal 1968) senza muoversi dalla navicella di comando. Ma addio atterraggio sul globo selenico. Addio esplorazione di "Fra Mauro". Addio forse alle future imprese del programma Apollo.

Il terzo stadio

Tutto, fino a quel momento, era proceduto con assoluta perfezione. Dopo la spettacolare ed emozionante partenza dalla rampa di Capo Kennedy - ritardata di quaranta minuti per banali cause meteorologiche - il complesso delle astronavi dell'Apollo 14 si era regolarmente immesso nella prevista orbita di parcheggio.

Assolutamente positive le risposte del check-up compiuti in orbita e altrettanto perfetti la riaccensione e il funzionamento del terzo stadio del Saturno per la fuga dall'attrazione terrestre e la immissione nella traiettoria translunare. Le astronavi hanno ottenuto una ulteriore accelerazione raggiungendo la prevista seconda velocità cosmica, ovvero 39.600 chilometri all'ora.

In questa prima parte del viaggio i veicoli si trovano in questo assetto: in avanti la capsula Apollo, attaccato al razzo di servizio; quest'ultimo è incastrato nel contenitore del veicolo lunare, collegato a sua volta al terzo stadio del Saturno. Quando il Saturno ha esaurito il suo compito, l'Apollo e il razzo di servizio si staccano, aumentano leggermente la loro velocità con i piccoli razzi periferici, poi ruotano di 180 gradi puntando il vertice dell'Apollo nel bel mezzo del veicolo lunare. I due ordigni sono fatti in modo da consentire un preciso incastro. Così il Lem può essere estratto dal suo contenitore che da quel momento viene abbandonato. Il razzo di servizio, l'Apollo e il Lem diventano una cosa sola. E' quanto è avvenuto sempre alla perfezione in mille altre occasioni - nei simulatori a terra, nello spazio circum-lunare - ed è quanto ha cercato di fare Shepard stanotte. L'Apollo 14 si trovava ormai a quindicimila chilometri dal nostro pianeta. Gli astronauti, manovrando con precisione i razzi attitudinali, hanno infilato dolcemente il naso della loro astronave dentro il boccaporto del veicolo lunare avvertendo contemporaneamente alcuni scatti meccanici.

Tutto era così normale che Shepard ha comunicato l'avvenuta esecuzione dell'attracco. Un istante dopo, però, gli uomini in viaggio nel cosmo hanno dovuto notificare che il congiungimento non era stato realizzato. Per circa due ore, in stretto collegamento con Houston, Shepard ha tentato invano di agganciarsi: una, due, cinque volte. Finalmente, alla sesta, seguendo le istruzioni del comandante dell'equipaggio di riserva Eugene Cernan, che si era recato immediatamente nel simulatore, ripetendo al millesimo le manovre che avvenivano nello spazio, il congiungimento è avvenuto. Cernan aveva suggerito di procedere ad un "tentativo duro". In altre parole, le cinque infruttuose manovre precedenti erano state condotte con mano leggera, cioè con movimenti delicati e lenti, questa volta, invece, si doveva procedere con una spinta più forte. "E' stato - ha detto sorridendo un tecnico della Nasa - qualcosa di simile a quando si da un colpo violento alla portiera dell'automobile per farla chiudere". Ad attracco avvenuto si è tirato un lungo sospiro a terra e nello spazio, ma i problemi non erano ancora tutti risolti e non lo sono nemmeno al momento in cui scrivo. I dirigenti della Nasa, infatti, si sono lasciati almeno 24 ore di tempo (che potrebbero diventare 48) per poter decidere se procedere al regolare svolgimento dell'impresa, come previsto, oppure, se modificare i piani di volo e rinunciare all'atterraggio sulla Luna. Prima di procedere, i tecnici di Houston pretendono, a ragione, di scoprire le cause della complicazione meccanica e vogliono essere certi che nessuno dei complessi e delicati meccanismi dei sistemi di attracco e di separazione abbia subito danni. Non si dimentiche, infatti, che per scendere sulla Luna e tornare a casa sani e salvi gli astronauti dovranno staccare il Lem dal veicolo madre in orbita lunare; dovranno, poi - al momento della partenza per il ritorno sul nostro pianeta - ricongiungere con estrema sicurezza i due ordigni sempre orbitando intorno alla Luna.

La capsula conica

Per avere un'idea di come stanno i fatti e di cosa è successo stanotte, vediamo un istante come avviene il congiungimento ed il distacco delle astronavi Apollo.

La capsula conica dell'Apollo reca al suo vertice un grosso anello: una specie di grosso tubo chiuso al suo interno da un pannello a forma di imbuto. Il veicolo lunare - nel suo soffitto - possiede un analogo anello che si incastra con esattezza nel primo. Lungo la circonferenza interna dei due anelli sono disposte dodici serrature automatiche, dei ganci "maschi" e "femmine" che si incastrano solidamente l'uno con l'altro. Perché l'attracco si realizzi è sufficiente che almeno tre delle dodici serrature facciano presa. Le altre vengono fatte scattare dopo, per mezzo di due sistemi supplementari che entrano in funzione su comando dei piloti.

Un sistema è pneumatico ed usufruisce di quattro bombole di azoto liquido, due delle quali sono di riserva, l'altro funziona idraulicamente per mezzo di speciali pistoncini e può essere messo in opera sia su comando elettrico dalla cabina di pilotaggio, sia con manovre a mano, agendo direttamente sulla manopola di un congegno che si trova sotto l'imbuto di chiusura cui ho accennato prima: questo - una volta bloccate le serrature - può essere facilmente rimosso. Si apre così il tunnel per il passaggio interno degli astronauti dalla capsula di comando al Lem. Stanotte non si era riusciti - fino al docking "duro" - a far funzionare nessuno di questi sistemi, perché non sono scattate almeno tre delle dodici serrature degli anelli di congiungimento. Shepard aveva anche proposto di depressurizzare la capsula Apollo, di aprire il suo portellone laterale e uscire all'esterno per controllare direttamente la situazione. Prima di accordargli il permesso si è proceduto al sesto tentativo ed è stata la volta buona.

Realizzato l'attracco, Shepard ha rimosso l'imbuto di chiusura ed il suo sostegno, controllando poi, una per una, tutte le dodici serrature. Erano perfettamente a posto. Da Houston, però, si è voluto che l'astronauta recasse con sé una delle telecamere di bordo, in modo da trasmettere a terra le immagini delle varie apparecchiature e permettere così un accurato esame di ogni particolare da parte dei tecnici costruttori del Lem riuniti nella sala di controllo.

Conclusa l'ispezione, Shepard è rientrato nell'astronave Apollo recando con sé il congegno mobile di chiusura, fotografandolo in tutti i dettagli con una telecamera. Le immagini fotografiche sono state trasmesse a Houston e sono ancora oggetto del più accurato controllo. Gli accertamenti sono ancora in corso. Tuttavia, secondo fonti ufficiose sembra che non sia stato riscontrato alcun guaio e che la missione possa essere condotta a termine secondo il programma.

La traiettoria translunare che percorre l'Apollo 14 è esattamente quella calcolata e, da questo punto di vista, non ci sono incognite. Secondo per secondo, gli astronauti aumentano la loro distanza dal nostro pianeta, mentre la loro velocità decresce per effetto dell'attrazione terrestre. Essa, in una situazione del genere, funziona da freno. L'Apollo dovrebbe attuare una correzione di metà percorso dopo la trentesima ora di volo e, prima di allora, i responsabili di Houston dovranno aver deciso come proseguire l'impresa. Infatti con questa correzione di rotta l'Apollo dovrebbe trasferirsi in una traiettoria "ibrida", dovrebbe cioè uscire dal percorso di libero ritorno a terra. (Si tratta di quella traiettoria che, in base alle leggi della meccanica celeste, consente di tornare sul nostro pianeta senza l'intervento dei razzi frenanti dopo un giro intorno alla Luna) e mettersi sulla strada più opportuna per dirigersi su Fra Mauro. Comunque la decisione potrebbe essere ancora rinviata fino alla ventiduesima ora che precederà l'inserzione in orbita lunare.

Dopo le emozionanti fatiche di ieri e di stanotte e dopo la drammatica apprensione che il difficoltoso attracco ha provocato alla Nasa quando è giunta la doccia fredda delle complicazioni meccaniche (gli ospiti dello spazioporto di Capo Kennedy non avevano ancora fatto in tempo ad uscire dal perimetro della base spaziale, intrappolati in interminabili code di macchine) la giornata di oggi è più serena.

Alle 13,50 (ora italiana) Shepard e i suoi compagni hanno potuto finalmente fruire del loro primo turno di riposo: dieci ore di sonno. Houston non li disturberà fino alle 23,50 se non in caso di gravi evenienze. Tutti i sistemi di bordo funzionano regolarmente - generatori elettrici, ossigeno, ventilazione, circuiti di telecomunicazione e così via. Tutto è a posto.

Prima di coricarsi gli astronauti dell'Apollo 14 hanno comunicato di non essere riusciti a scoprire alcun guasto o alcuna rottura ai sistemi di aggancio dell'astronave; hanno notato soltanto alcuni leggerissimi graffi nella parte esterna del pannello ad imbuto che chiude il tunnel di collegamento. Le scalfitture, dovute probabilmente al ripetersi dei tentativi di attracco, non comportano a quanto pare alcuna conseguenza negativa. Per tutto questo, le probabilità che la missione Apollo 14 possa proseguire felicemente, secondo le speranze di tutti, sono notevolmente aumentate.

Per ora si attende che gli astronauti si sveglino e che gli esami in corso da parte dei tecnici siano portati a compimento.  (Giancarlo Masini)

 


La prima pagina de "Il Resto del Carlino" di martedì 2 febbraio 1971 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).

 

Nessuna variante al programma dell'Apollo nonostante il difficile aggancio del Lem

SCENDERANNO SULLA LUNA

Il direttore del volo, al termine di lunghi controlli, ha annunciato: "Siamo ora sicuri che il meccanismo dell'attracco è efficiente; la causa dell'inconveniente potrebbe essere un qualche corpo estraneo che avrebbe impedito il funzionamento dei dispositivi

(DAL NOSTRO INVIATO) HOUSTON, 1 febbraio. Il direttore della missione Apollo 14 ha dato agli astronauti via libera per l'atterraggio sulla Luna fissato per venerdì prossimo. Il difetto nel meccanismo di aggancio fra le due navicelle verificatosi stanotte non dovrebbe compromettere la missione di Shepard, Roosa e Mitchell.

Il direttore della missione, Chester Lee, ha detto in una conferenza stampa: "Procediamo intenzionati a realizzare in pieno l'atterraggio sulla Luna. L'aggancio è riuscito è tutto ci fa credere che è stato normale". Da questo momento in poi disco verde, quindi, verso la Luna per Shepard e Mitchell che dovranno atterrare in prossimità della regione di Fra' Mauro.

Soffermandosi sull'inconveniente, Lee ha dichiarato: "Siamo ora sicuri che il meccanismo dell'aggancio è efficiente. La causa dell'inconveniente potrebbe essere un qualche corpo estraneo che può aver impedito il funzionamento del dispositivo di aggancio preliminare".

Il direttore della missione Apollo, nel congedarsi dai giornalisti, ha detto che, pur essendosi preoccupato per il guasto, non era stata presa alcuna decisione per quanto riguardava un eventuale annullamento dell'atterraggio sulla Luna di Shepard e Mitchell.

Gli scienziati americani hanno precisato questa sera di non aver appurato l'origine del mancato funzionamento della manovra di aggancio ed hanno nel contempo aggiunto che continueranno ad effettuare prove. Se a provocare il guasto è stato un corpo estraneo, ora questo non c'è più e quindi sarà impossibile risalire all'origine dell'anomalia tecnica.

L'inconveniente si è verificato tre ore e mezzo dopo la partenza, quando l'Apollo 14 aveva abbandonato l'orbita terrestre e puntava sulla Luna. "Kitty Hawk" e "Antares" erano state sganciate e Roosa stava manovrando l'astronave di comando per congiungerla, nella posizione giusta, con il modulo lunare. Era una perfetta manovra di "rendez-vous" fatta da colui che, appariva chiaramente, era un super-pilota. Si trattava ora di procedere al  docking, l'agganciamento del grosso naso di "Kitty Hawk" all'anello a imbuto di "Antares". Il meccanismo di docking rassomiglia alle stecche di un ombrello, disposte a cono. Una volta entrato nel ricettacolo a imbuto del modulo lunare, dodici ganci disposti intorno alla base dell' "ombrello" scattano come le serrature di una porta e fermano robustamente le due astronavi, bloccandone una all'altra. Le stecche dell' "ombrello" possono essere sganciate dall'interno, per consentire agli astronauti di passare dall'astronave di comando al modulo lunare. Il grosso imbuto e il meccanismo di aggancio costituiscono anche, infatti, il tunnel di passaggio fra le due astronavi.

Roosa ha avvicinato "Kitty Hawk" ad "Antares" e delicatamente ha appoggiato il "naso" dell'ombrello all'imbuto del modulo lunare. Si sarebbe dovuto udire uno scatto e un indicatore sul cruscotto del comandante di Apollo avrebbe dovuto anch'esso scattare indicando la posizione di "bloccato". Ma no è accaduto nulla. "Kitty Hawk" è delicatamente rimbalzata indietro, come una porta sbattuta la cui la serratura non scatti, Roosa ha tentato una seconda volta. Niente ancora.

"Qui conviene smettere di tentare e fermarci un momento a pensare", ha comunicato al centro di controllo di Houston.

E' stata accesa la telecamera e le immagini dell'operazione, e del meccanismo di aggancio, sono state mandate sugli schermi di Houston perché i tecnici seguissero e fotografassero quanto accadeva. Avrebbero potuto aiutare a risolvere il mistero.

Per cinque volte Roosa ha ripetuto, alla perfezione, la manovra senza successo, poi ha deciso di seguire una procedura diversa e non esattamente ortodossa: inserire il naso dell'ombrello fra i dodici ganci, ruotare l'astronave su se stessa di pochi centimetri, e chiudere così la "serratura" difettosa. Ha funzionato, e c'è voluto l'incredibile abilità di pilota di Roosa per effettuare questo microscopico "ricamo" spaziale.

E' stata una lunga notte di suspense a Houston, e la suspense è aumentata quando Roosa dopo essersi calato nel tunnel e aver esaminato con una torcia elettrica il meccanismo di aggancio, l'ha trovato perfetto. Anche Shepard e Mitchell si sono calati nel tunnel, hanno esaminato con grande attenzione l'"ombrello", e lo hanno trovato in perfette condizioni. Sganciati e riagganciati a mano, i dodici bracci, i ganci, e tutte le altre parti del relativamente semplice dispositivo (uno dei più semplici dell'intero complesso Apollo) hanno funzionato senza fallo. Pure, un fallo, anzi cinque falli, ci sono stati durante la manovra.

Per il resto, il volo procede nella normalità, tutti i sistemi funzionano, i tre astronauti sono in forma e in condizioni eccellenti, stanotte Apollo 14 è a metà strada fra la Terra e la Luna.   (Girolamo Modesti)

La prima pagina de "La Stampa" uscita nelle edicole martedì 2 febbraio 1971 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).

Via libera della Nasa dopo le difficoltà per il "docking"

VENERDI' SULLA LUNA

"Il difetto nel meccanismo di aggancio fra le due navicelle non compromette la missione" - La decisione del direttore di volo dopo una giornata di drammatica incertezza - Per quasi due ore gli astronauti avevano tentato invano la manovra di "docking", finalmente è riuscita - Ancora inspiegabili le cause dell'incidente - I tre uomini stanno bene, ma al momento dell'attracco il cuore di Roosa batteva a 144 colpi il minuto

(Dal nostro corrispondente)  New York, 1 febbraio. Il direttore della missione "Apollo 14" ha dato agli astronauti via libera per l'atterraggio sulla Luna fissato per venerdì prossimo. Il difetto del meccanismo di aggancio fra le due navicelle - ha detto - non dovrebbe compromettere la missione principale, l'esplorazione della zona lunare di Fra Mauro. Si va avanti.

Il direttore della missione, Chester Lee, ha precisato in una conferenza stampa: "Procediamo intenzionati a realizzare in pieno l'atterraggio sulla Luna. L'aggancio è riuscito". Il mancato funzionamento dei congegni che regolano l'aggancio della capsula con il modulo lunare, non ha tuttavia trovato spiegazioni logiche.

L'astronave procede a velocità vertiginosa verso il suo obiettivo. Domani mattina sarà a metà strada tra la Luna e la Terra. A bordo dell' "Apollo", Shepard, Mitchell e Roosa hanno riposato mentre al centro spaziale di Houston, nel Texas, dirigenti, scienziati e tecnici sono ininterrottamente in riunione.

Alan Shepard, Edgar Mitchell e Stuart Roosa si sono risvegliati verso le 2 del pomeriggio (ora americana) da un lungo sonno ristoratore. Si erano addormentati stamane alle 8 dopo un giorno e una notte di emozioni e di fatiche. Nessuna manovra importante li attende fino alle 4 di mercoledì mattina, quando l'astronave abbandonerà la traiettoria translunare "a ritorno libero", per quella "ibrida", che le consentirebbe di scendere più agevolmente sulla Luna. L'arrivo in prossimità del satellite è previsto per le 7,58 di giovedì, l'ingresso in orbita di discesa (punto più basso 15 chilometri, più alto 105) per le 12,17 dello stesso giorno. L'orario è quello originale: l' "Apollo 14" recupera cammin facendo i quaranta minuti persi alla partenza a causa del temporale abbattutosi su Capo Kennedy.

Commentando l'incidente di stanotte, il New York Times ha scritto che "esso ha fornito la prova suprema della qualità degli astronauti e della nave". In verità, l'equipaggio s'è comportato con un sangue freddo e un coraggio straordinari, e i tecnici di Houston, come già accaduto il 13 aprile del '70 con l' "Apollo 13", hanno ben presto trovato la soluzione del problema. In nessun momento Shepard, Mitchell e Roosa sono stati in pericolo di morte. Ma il ricordo del dramma di Lovell, Haise e Swigert, rimasti quasi senza ossigeno, senz'acqua e senza energia, per lo scoppio d'un serbatoio d'idrogeno ha perseguitato tutti per due ore. "In qualche istante - mi hanno detto da Houston - ci sentivamo mancare il cuore". 

Ho seguito l'avventura dei tre uomini al telefono con Houston e alla televisione. Essa è incominciata verso l'1,30 di stamane, ora italiana. Dopo aver orbitato intorno alla Terra una volta e mezzo, l'astronave aveva imboccato la traiettoria translunare la capsula "Kitty Hawk" in testa, l'ultimo stadio del gigantesco razzo Saturno dietro, e dentro, nella parte superiore, il Lem, o modulo lunare "Antares". A un certo punto, la capsula s'è staccata, ha compiuto un giro di 180 gradi, e presentato il muso per l'aggancio a modulo, liberatosi frattanto dalle pareti del Saturno, ma a esso sempre attaccato. La manovra, in passato, è riuscita agli astronauti americani regolarmente al primo tentativo. Ma questa volta qualcosa non ha funzionato.

Occorre qui fare una breve parentesi tecnica. La capsula dell' "Apollo" reca sul portello anteriore una sonda con tre ganci a molle delle dimensioni di una sigaretta: il Lem una specie di imbuto, in cui la sonda penetra per il primo congiungimento. I bordi dei portelli contengono altri dodici ganci a incastro, e sono essi che uniscono e stabilizzano le due parti dell'astronave. Al contatto, la sonda dovrebbe scattare indietro, e i bordi dei portelli combaciare, consentendo l'aggancio. Alle 1,30, invece, quando Roosa ha compiuto la manovra, la sonda non è scattata. L'annuncio è stato dato da Mitchell con voce chiaramente alterata, all'improvviso. Aveva appena descritto, secondo per secondo, le fasi dell' avvicinamento:

"Stuart è in gamba. Ha effettuato un lavoro magnifico avvicinandosi molto lentamente. Comincio a vedere il Lem molto bene, i colori sono stupendi...stiamo per attraccare".

Improvvisa la frase: "Attenzione, attenzione, non riusciamo ad agganciare".

"Okay, tentate di nuovo", hanno risposto da Terra.

Il dialogo fra gli uomini nello spazio e i tecnici di Houston è proseguito, drammatico, pieno di suspense

"Sono riuscito a manovrare lentamente e sono rimasto aderente al Lem quattro secondi, ma i ganci non sono scattati", ha detto Roosa.

"Sì, lo vediamo in televisione" hanno risposto.

"Meglio che facciamo marcia indietro e riflettiamo un momento" ha esclamato ad un certo punto il pilota della capsula. Il collegamento con Houston era perfetto: i tecnici e milioni di americani hanno così seguito la vicenda sugli schermi minuto per minuto.

Roosa ha ritentato ancora, invano. Il contatto è durato, come prima, quattro secondi. "Attenzione, vedo dei graffi sull'area d'aggancio del Lem" ha detto a un certo punto Shepard. A Houston i tecnici, allarmati, hanno verificato alla televisione. Nulla di grave.

"Riprovate" hanno ordinato. Ma anche il quarto e quinto tentativo sono falliti. E' passata così un'ora, un'ora e mezza. Nella sala di controllo, a Terra, sono stati portati due modelli della sonda e dell'imbuto.

"Posso indossare lo scafandro, uscire nel vuoto, staccare la sonda e riportarla indietro per controllarla" ha proposto Shepard. Gli risposto di aspettare. Alla fine hanno deciso: avanti ancora una volta, senza preoccuparsi della sonda.

Con superba perizia, spingendo i motori a brevi scatti, Roosa ha fatto combaciare alla perfezione gli sportelli. "Siamo agganciati" (I' ve got a hard dock) ha urlato.

Un'ora e tre quarti era trascorsa dalla prima manovra: altre sei ore e poi, esauritasi la batteria, l' "Apollo 14" avrebbe dovuto rinunciare all'aggancio. Shepard, il comandante, ha aperto subito i portelli tra la capsula e il "Lem" e ha esaminato tutto. Per un'ora ha fatto scattare la sonda: "Funziona egregiamente" ha affermato alla fine. "OK" gli hanno detto da Houston "non vediamo niente neanche noi. Ci ripenseremo domani".

Gli astronauti hanno allora dedicato la loro attenzione agli strumenti di bordo. Hanno scoperto che la valvola di scarico dell'astronave perdeva, consumando troppo ossigeno. L'hanno riparata, poi, si sono addormentati. Non hanno chiesto se devono o no atterrare sulla Luna. E' evidente che per loro la missione continua.

Gli astronauti, si osserva alla Nasa, hanno il morale altissimo. Per tutta la durata dell' "incidente" - come hanno rivelato i cardiogrammi registrati a Terra - il cuore di Roosa ha pulsato in media con 120 battiti al minuto, mentre al sesto tentativo, quello riuscito, il suo cuore ha registrato ben 144 pulsazioni. Questi dati dimostrano la tensione cui è stato sottoposto il pilota durante l'intera operazione. Gli altri due astronauti sono invece rimasti calmi per tutta la durata dell'operazione e i loro elettrocardiogrammi hanno rilevato una media di 70 battiti al minuto.

Le famiglie dei tre uomini hanno tratto un sospiro di sollievo quando la crisi è stata superata. "Sono orgogliosa di mio marito, mi dicono tutti che è stato molto bravo" ha commentato la signora Roosa. 

"Al momento dell'incidente i nostri quattro bambini dormivano, e ho preferito non svegliarli".

La signora Shepard è apparsa calma: "Ho avuto più paura quando Alan è salito da solo nello spazio nel '61" ha dichiarato. Soltanto la signora Mitchell ha tradito la sua apprensione: "Speriamo che non succeda più nulla" ha detto.

I colleghi degli astronauti paiono fiduciosi: "Shepard, Mitchell e Roosa sono pronti per qualsiasi emergenza" ha sostenuto Cernan, la loro riserva. E ha aggiunto: "Roosa e io, domenica mattina, prima del lancio, siamo andati a Messa insieme".     (Ennio Caretto)

 

Il quotidiano "La Stampa" di martedì 2 febbraio 1971, nella rubrica settimanale "La tecnologia e la scienza", dedica l'intera pagina 13 alla missione lunare di Shepard, Roosa e Mitchell (dalla collezione personale di Gianluca Atti).

 

La prima pagina de "Il Giorno" di martedì 2 febbraio 1971 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).

 

La prima pagina de "Il Gazzettino" del 2 febbraio 1971 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).

 

L'edizione pomeridiana del quotidiano "La Notte" del 2 febbraio 1971, con le ultime notizie sul viaggio alla Luna di Shepard, Mitchell e Roosa. (dalla collezione personale di Gianluca Atti).