2016/01/31

1971/01/31 22:03 IT; 21:03 GMT; 16:03 FL: ...3...2...1...0...Liftoff!!!

Cessato il temporale che ha colpito l'aerea del Centro spaziale americano, i tecnici della NASA danno il "go" per il lancio. Alle 21:55 italiane, 15:55 ora della Florida, viene ripreso il conteggio alla rovescia da meno otto minuti, tanti quanti ne mancavano al momento dello stop.

Alle 16:03 ora della costa orientale degli Stati Uniti, le 22:03 italiane, con quaranta minuti di ritardo sull'orario previsto, il gigantesco Saturn V accende i suoi cinque potenti motori F-1 del primo stadio, staccandosi dapprima lentamente poi sempre più sicuro dalla rampa 39A, lanciando nello spazio il suo prezioso carico umano, tre nuovi esploratori della Luna, i cui nomi sono Alan Shepard, Stuart Roosa e Edgar Mitchell.

Il lancio di Apollo 14 nella diretta TV della CBS

 

Foto AP14-S71-17620, scansione di Ed Hengeveld.

 

Foto AP14-KSC-71PC-189, scansione di J.L. Pickering.

 

Foto AP14-KSC-71PC-195, scansione di J.L. Pickering.

 

Foto AP14-KSC-71PC-106, scansione di J.L. Pickering.

 

Foto AP14-S71-18398.

 

Foto AP14-KSC-71PC-111, scansione di Ed Hengeveld.

 

Una spettacolare ripresa aerea del Saturn V che, superata la spessa coltre nuvolosa su Cape Kennedy, si appresta a lasciare sempre di più il cielo della Florida. Foto AP14-CLOUDS-NOID, scansione di J.L. Pickering.

 

L'ascesa del razzo verso l'orbita terrestre è regolare (a differenza del precedente lancio di Apollo 13 quando avvenne lo spegnimento anticipato del motore centrale del secondo stadio); a due minuti e 44 secondi dal "liftoff" e ad una quota di 61 km di altezza avviene il distacco del primo stadio, l'S-IC; l'accensione per sei minuti dei cinque motori del secondo stadio, l'S-II, porta il complesso spaziale ad una quota di 185 chilometri. A questo punto, esaurito il suo compito, anche il secondo stadio viene rilasciato e subentra l'unico motore del terzo stadio, l'S-IVB, che inserisce regolarmente in orbita intorno alla Terra ad una quota di 190 km Apollo 14.

Sono trascorsi undici minuti e cinquanta secondi dal momento del distacco dalla rampa di lancio di Cape Kennedy. Le lancette dell'orologio segnano in Italia le 22:14, le 16:14 di un pomeriggio piovoso della Florida.

1971/01/31 21:15 IT (15:15 FL): A meno di otto minuti dal "Go", stop al conto alla rovescia!

I tre astronauti sono ormai chiusi a quasi cento metri d'altezza dal suolo, a bordo del loro straordinario veicolo spaziale che li condurrà verso il satellite naturale della Terra da più di due ore. L'ora prevista per il lancio di Apollo 14 verso la Luna è ormai fissata da settimane per le 15:23 ora della Florida (le 21:23 italiane), ma la presenza di numerose nubi temporalesche, che di lì a poco potrebbero colpire la zona di lancio con strascichi di pioggia, consiglia ai tecnici di interrompere il "countdown". Sono le 15:15 ora della Florida, le 21:15 ora italiana. Il grande orologio luminoso del Centro Spaziale segna in questo momento meno otto minuti e due secondi alla partenza. È la prima volta nella storia delle missioni Apollo che un conto alla rovescia viene bloccato con gli astronauti già a bordo dell'astronave.

Alle 15:35, puntuale, un violento temporale con pioggia e vento si scatena nella zona di Cape Kennedy.

Seppure il volo di Shepard e compagni non abbia trovato fino a questo momento grande spazio nelle pagine dei quotidiani, non solo italiani ma anche in quelli americani e nel resto del mondo, così negli stessi notiziari televisivi, l'improvviso stop al conto alla rovescia risveglia l'interesse del pubblico collegato in diretta TV. In Italia l'orario in cui era previsto il lancio, le 21:23, si dimostra particolarmente favorevole per la cosiddetta audience del piccolo schermo in bianco e nero. Anche nel resto dell'Europa sono già in tanti a casa dopo la giornata di lavoro. La RAI ha programmato per la missione di Apollo 14 ben dodici ore di diretta televisiva, con varie edizioni straordinarie del Telegiornale durante tutto il volo ed in particolare per le due attività extraveicolari di Shepard e Mitchell nella zona di Fra Mauro il 5 e il 6 febbraio.

Alle 21:07, con un'edizione straordinaria sul primo canale, subito dopo il Telegiornale della sera, ha inizio il collegamento in diretta per seguire il lancio. In studio a Roma c'è il giornalista Tito Stagno, mentre a Cape Kennedy come inviato si trova Ruggero Orlando. I due sono gli stessi protagonisti del famoso "battibecco" durante l’allunaggio di Apollo 11 quasi due anni prima.

Tutto sembra filare liscio quando alle 21:15, otto minuti prima del lancio, Orlando, interrompendo Stagno, annuncia: “Hanno fermato il conto alla rovescia!”. Dopo alcuni momenti di esitazione dovuti alla mancata motivazione dell'improvviso stop, alle 21:25 lo storico portavoce della NASA, Jack King, annuncia che a causa del maltempo il lancio è rimandato di circa un'ora.

Alle 21:30 Tito Stagno chiude la breve edizione straordinaria dando appuntamento ad un eventuale nuovo collegamento nel caso il lancio dovesse effettuarsi. Infatti mentre sulla rete nazionale andava in onda la sesta ed ultima puntata dello sceneggiato tratto dal romanzo di Leone Tolstoj Guerra e pace, appare in sovrimpressione la scritta "È ripreso il conto alla rovescia per il lancio di Apollo 14. Tra poco ci ricollegheremo con Cape Kennedy".

Alle 22:00 lo sceneggiato viene interrotto, per riprendere poi al termine del collegamento con la base spaziale, per una nuova edizione straordinaria, questa volta addirittura a reti unificate (canale nazionale e seconda rete), per trasmettere le immagini del lancio fino all'ingresso in orbita terrestre, dodici minuti dopo, dell'astronave di Alan Shepard, Stuart Roosa e Edgar Mitchell.


Le due immagini tratte dalla diretta televisiva della rete americana CBS mostrano il Saturn V sulla rampa di lancio al momento dello stop al conto alla rovescia.

1971/01/31 19:01 IT (13:01 FL): Ingresso nella capsula Apollo con "cerimonia" e chiusura del portello

Raggiunta l’altezza, a circa novanta metri dal suolo, dove si trova il Modulo di Comando, i tre astronauti entrano a turno nella capsula in quest’ordine: prima il comandante di Apollo 14 Alan Shepard, poi Edgar Mitchell, pilota del Modulo Lunare "Antares", e infine Stuart Roosa, pilota del Modulo di Comando "Kitty Hawk".

Alle 13:01, ora della costa orientale degli Stati Uniti (le 19:01 italiane nel 1971, el 20:01 nel 2021), il portello viene chiuso. I protagonisti del ritorno umano alla Luna sono ora soli a bordo di quella che sarà la loro "casa" per i nove giorni previsti della missione.

Mentre le ore, i minuti e i secondi che li separano dal lancio scorrono regolarmente, gli esperti meteorologi della NASA continuano a monitorare il cielo sopra Cape Kennedy, vista la possibilità di un acquazzone che potrebbe colpire la zona al momento del "liftoff".

Come ogni missione lunare, anche Apollo 14 ha una cosiddetta "finestra di lancio", il cui inizio è alle 15:23 ora della Florida, 21:23 italiane del 31 gennaio, ora prevista del lancio, con chiusura alle 19:12 ora della costa orientale, 01:12* italiane dell’1 febbraio.

La posizione dei tre astronauti a bordo del Modulo di Comando "Kitty Hawk". 1) Alan Shepard, comandante. 2) Stuart Roosa, pilota del Modulo di Comando. 3) Edgar Mitchell, pilota del Modulo Lunare.


Nella foto, la simpatica "cerimonia" della consegna del bastone da parte di Guenther Wendt. Foto AP14-KSC-71PC-102.


Una curiosità: poco prima del suo ingresso nella capsula Apollo, una volta arrivato in cima alla rampa di lancio nella cosiddetta White Room, il comandante del volo Alan Shepard, con i suoi due colleghi, si vede regalare con sua grande sorpresa dal responsabile della rampa di lancio Guenther Wendt un “bastone della vecchiaia“ etichettato, in finto gergo tecnico, Lunar Explorer Support Equipment ossia “attrezzatura di supporto per esploratori lunari”. Shepard, infatti, con i suoi 47 anni, è il più vecchio astronauta americano ad andare nello spazio.

Prosegue così una delle più allegre tradizioni del centro spaziale Kennedy: lo scambio rituale di doni fra gli astronauti e il responsabile della rampa di lancio Wendt, che avveniva a ogni missione (come la celebre trota puzzolente di Apollo 11). Nella foto si nota infatti l’elmetto nazista indossato da Wendt, che era tedesco e aveva prestato servizio nella Luftwaffe durante la Seconda Guerra Mondiale conclusasi 25 anni prima e nonostante gli anni trascorsi negli Stati Uniti aveva ancora un fortissimo accento tedesco, tanto che gli astronauti, invece di chiamarlo formalmente Pad Leader, lo avevano soprannominato Pad Führer

L’elmetto reca la scritta “Col. Guenter Klink”, ispirata al colonnello Klink della serie televisiva comica Gli eroi di Hogan (Hogan’s Heroes), in onda alla TV statunitense dal 1965 al 1971.

Nel 2021, sul gruppo Facebook di addetti ai lavori Space Hipsters è stato dichiarato che a quanto pare gli amici di Alan Shepard avevano visitato il set di Gli eroi di Hogan e si erano procurati uno degli elmetti di scena; inoltre una delle figlie di Wendt ha raccontato che le foto di Wendt nella White Room con una svastica causarono una comprensibile costernazione al di fuori della cerchia degli scambiatori di regali, ma il Pad Leader non si offese affatto né per il soprannome né per l’elmetto.

1971/01/31: Vestizione della tuta e viaggio verso la rampa di lancio

Consumata l'abbondante colazione e dopo l'ultima visita medica, con esito positivo, effettuata dal medico della NASA, il dott. Charles Berry, Shepard, Mitchell e Roosa si trasferiscono nella grande sala all'interno dello Spacecraft Operation Building, dove avviene la lunga e complessa vestizione delle tute di volo.

Completata l'operazione e usciti dalla sala della vestizione, i tre astronauti, immortalati dalle cineprese e dai fotografi provenienti da tutto il mondo, salgono sullo storico pulmino che li trasporta verso la rampa di lancio 39-A dove si staglia imponente il maestoso Saturn V pronto a spiccare un nuovo balzo verso la Luna.

Il comandante di Apollo 14 e veterano dello spazio Alan Shepard durante la vestizione della tuta prima di imbarcarsi a bordo della navicella spaziale della NASA. Dieci anni fa, il 5 maggio 1961, divenne il primo cittadino americano a superare i confini dell'atmosfera durante il volo suborbitale a bordo della capsula "Mercury Freedom 7". Foto AP14-KSC-71PC-73, scansione di J.L. Pickering.


Foto AP14-KSC-71P-83, scansione di Ed Hengeveld.


Foto AP14-S71-16638, scansione di Ed Hengeveld.


Foto AP14-KSC-71PC-85, scansione di J.L. Pickering.


Foto AP14-KSC-71P-85, scansione di Ed Hengeveld.


Stuart Roosa, pilota del Modulo di Comando (CSM), ribattezzato in questa missione "Kitty Hawk", è al primo volo nello spazio. Foto AP14-KSC-71PC-72.


Foto AP14-KSC-71P-84, scansione di Ed Hengeveld.


Il pilota del Modulo Lunare (LM) "Antares" Edgar Mitchell. Scenderà con Shepard sulla superficie lunare nella zona di "Fra Mauro". Foto AP14-KSC-71P-88, scansione di Ed Hengeveld.


Un tecnico della NASA aiuta Stuart Roosa ad indossare lo "Snoopy cap" durante la vestizione; sullo sfondo, Edgar Mitchell. Foto AP14-KSC-71P-87, scansione di Ed Hengeveld.


I tre uomini di Apollo 14, terminata la vestizione delle tute spaziali, sono ora in attesa di lasciare lo Spacecraft Operation Building e di imbarcarsi sul pulmino che li trasporterà fino ai piedi della rampa di lancio. A sinistra, nella foto in piedi, Donald Slayton. Foto AP14-KSC-71P-86, scansione di Ed Hengeveld.


Lo sguardo di Alan Shepard, concentrato sulla difficile missione che lo attende insieme ai suoi due compagni di viaggio Mitchell e Roosa: riportare due rappresentanti della NASA e degli Stati Uniti a dispiegare una nuova bandiera americana sulla superficie della Luna. Foto AP14-KSC-71P-90, scansione di Ed Hengeveld.


Foto AP14-KSC-71P-81, scansione di Ed Hengeveld.


Foto AP14-KSC-71P-80, scansione di Ed Hengeveld.


L'uscita degli astronauti immortalata dai flash dei numerosi fotografi e dalle telecamere delle maggiori reti televisive americane. Tra la piccola folla presente per gli ultimi saluti, anche l'attore americano Kirk Douglas, a sinistra nella foto. Foto AP14-KSC-71PC-68, scansione di J.L. Pickering.


Foto AP14-KSC-71PC-67, scansione di J.L. Pickering.


Roosa e Shepard, (nella foto), escono dal pulmino che li ha trasportati fino ai piedi della rampa di lancio 39-A. Davanti a loro si staglia maestoso il razzo più potente mai costruito fino ad ora, il Saturn V. Foto AP14-KSC-71PC-100, scansione di J.L. Pickering.


Il comandante di Apollo 14 Alan Shepard scruta il cielo sopra la zona di Cape Kennedy. All'ora prevista per il "liftoff" è infatti annunciato l'arrivo di una perturbazione che potrebbe far ritardare il lancio di qualche ora o addirittura posticiparlo di qualche giorno. Foto AP14-KSC-71PC-99, scansione di J.L. Pickering.

1971/01/31 14:55 IT (08:55 FL): Il giorno del lancio - sveglia e colazione per i tre astronauti

Domenica 31 gennaio 1971. Alle 08:55 ora della Florida, le 14:55 ora italiana, viene data la sveglia ai tre astronauti: il comandante di Apollo 14 e veterano dello spazio Alan Shepard, il pilota del Modulo di Comando "Kitty Hawk" Stuart Roosa e il pilota del Modulo Lunare "Antares" Edgar Mitchell.

Dopo una veloce doccia, barba e qualche minuto di ginnastica, gli uomini a cui spetta il ritorno di un equipaggio americano sulla Luna consumano la classica colazione prima del lancio: bistecca, uova, pane tostato, succo d'arancia e caffè.


Gli astronauti Shepard, Roosa e Mitchell, qui ritratti mentre consumano l'ultima colazione "terrestre" prima del lancio, insieme all'equipaggio di riserva, composto da Eugene Cernan, Ronald Evans e Joe Engle. Con loro Donald Slayton e Thomas Stafford. Foto AP14-KSC-71P-73, scansione di Ed Hengeveld.

1971/01/31: Il giorno del lancio sulla stampa italiana

La prima pagina de "La Stampa" di domenica 31 gennaio 1971 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).


Nove mesi dopo il dramma dell'Apollo 13

Quarto volo sulla Luna

Il lancio stasera alle 21,23 italiane - Gli astronauti Shepard, Mitchell e Roosa hanno trascorso 400 ore sul Lem per allenarsi e simulato passeggiate lunari per 300 ore - Venerdì e sabato le due escursioni sul satellite - L'intera missione durerà 9 giorni e 41 minuti - Eccezionali misure di sicurezza a Cape Kennedy per telefonate anonime che parlavano di sabotaggio al razzo

Tre serbatoi d'ossigeno
Una batteria di riserva 

(Dal nostro corrispondente) New York, 30 gennaio. Domani alle 21,23 (ora italiana) una nuova astronave parte per la Luna. Dal 17 novembre, un automa sovietico, il Lunakhod, esplora la superficie selenica; ma da un anno e due mesi nessun essere umano ha più messo piede sull'astro e nove mesi sono trascorsi da quando l'Apollo 13 venne fermato a metà strada dallo scoppio di un serbatoio d'ossigeno. Alan Shepard, comandante della missione e decano dello spazio, Edgar Mitchell, pilota del modulo lunare e Stewart Roosa pilota della cabina orbitante, dovranno dimostrare se l'uomo è davvero in grado di conquistare "con sufficiente sicurezza" la Luna ed i pianeti.
E' questa la quarta missione d'un equipaggio umano sul nostro satellite. La zona di Fra Mauro, l'area scelta per la discesa, nasconde i principali segreti della Luna. Collinosa e vulcanica, sarà assai più difficile da visitare dei Mari della Tranquillità e delle Tempeste, dove Armstrong e Aldrin prima e poi Conrad e Bean scesero nel '69. "Essa ci svelerà - ha dichiarato il direttore del programma Apollo, Petrone - tesori di conoscenza".
Per Shepard e Mitchell inoltre, si tratta di aprire nuove prospettive di colonizzazione della Luna in 34 ore di lavoro (un primato) tra il 5 e il 6 febbraio. Il compito è di "cancellare" l'insuccesso di Apollo 13. "Mi auguro - ha detto Shepard - che i nostri prossimi tre voli, a luglio, nel gennaio e nel giugno del '72, servano alla creazione, un giorno, di un laboratorio sulla Luna". Shepard spera anche che il successo del suo volo risollevi la Nasa dalla crisi causata dalla riduzione dei fondi e dei programmi.
A Capo Kennedy l'atmosfera è d'eccitazione e insieme di fiducia. Il conto finale alla rovescia è incominciato all'una di stamane (le 7 in Italia). A mezzanotte (per noi, le 6 di domattina) tutto sarà pronto, dai circuiti elettronici al carburante. All'inizio della settimana, i tecnici hanno trovato e posto rimedio a leggerissimi difetti in un computer e in una batteria. Nelle ultime ore, le voci di uno sciopero del personale, diffusasi da tempo, hanno ricevuto una recisa smentita. Ogni incertezza è superata. Ha affermato il direttore del lancio, Kapryan: "Mai tutto è andato così regolarmente".
Il tempo si preannuncia buono. Hanno destato grave preoccupazione alcune telefonate anonime che minacciavano il sabotaggio dell'Apollo 14. Sono entrate in vigore eccezionali misure di sicurezza: la polizia esegue frequenti e meticolosi controlli dentro e fuori di Capo Kennedy. Circa mezzo milione di persone è atteso per domani: tra le alte personalità, anche il ministro italiano per la Ricerca scientifica, Ripamonti.
Shepard, Mitchell e Roosa hanno oggi alternato l'ennesimo e ultimo "ripasso" delle istruzioni e del programma a periodi di riposo. Le mogli, dopo la visita di commiato, li hanno definiti "calmi e sicuri di se".
Nei giorni scorsi, due incidenti hanno turbato l'addestramento di Shepard, Mitchell e Roosa. Un elicottero pilotato dalla loro "riserva", Cernan, è caduto in un fiume, per fortuna senza gravi conseguenze. E una copia del Lem, o modulo lunare, un apparecchio del valore di un miliardo di lire, è esploso in volo: l'ufficiale che si trovava a bordo se l'è cavata con leggere ferite. Ma in nessuno dei due casi l'equilibrio dei tre astronauti è rimasto scosso. "Siamo perfettamente preparati" ha dichiarato Shepard. "Consideriamo la nostra missione meno pericolosa di una trasvolata atlantica".
Forse il "decano" non ha torto. Insieme con Mitchell ha trascorso ore nel Lem, contro le 260 di Armstrong e Aldrin, e ha simulato passeggiate sulla Luna per 300 ore, anziché per 130.
L'astronave medesima è stata perfezionata dopo il dramma dell'Apollo 13, con una spesa extra di 15 miliardi di lire. La capsula - chiamata Kitty Hawk dal primo aereo dei fratelli Wright - è dotata di tre serbatoi di ossigeno invece di due, di una batteria di riserva di 61 chili, di nuove paratie di materiale isolante. Scenderà fino a 15 chilometri dalla superficie della Luna, il livello più basso mai raggiunto, permettendo così al modulo di risparmiare carburante.
Ed ecco in sintesi il programma della terza discesa dell'uomo sulla Luna, 9 giorni e 41 minuti in tutto. Domani, alle 21,23, l'Apollo 14 parte, per imboccare la traiettoria translunare alle 23,54. Alle 3,59 di martedì, (sempre secondo l'ora italiana), l'astronave entra in una traiettoria "ibrida", e alle 7,58 di giovedì giunge in prossimità della Luna. Dopo le necessarie manovre orbitali, la mattina di venerdì 5 febbraio, alle 5,47, il Lem si stacca dalla capsula di comando e atterra alle 10,14 mentre Roosa rimarrà in orbita.
Il programma contempla due escursioni extraveicolari - dette elegantemente Eva 1 e Eva 2 - di circa 5 ore ciascuna, venerdì e sabato pomeriggio, per Shepard e Mitchell. Il ricongiungimento del modulo lunare con la nave madre avverrà sabato alle 21,30. L'"Apollo 14" si incamminerà sulla via del ritorno alle 2,35 di domenica e ammarerà nell'Oceano Pacifico alle 22,01 di martedì 9 febbraio. L'intera impresa sarà seguita alla televisione, le immagini saranno visibili anche a colori.
Tra tutti gli equipaggi degli Apollo, questo di Shepard, Mitchell e Roosa è forse il meno esperto. A 47 anni, Shepard è il "nonno" degli astronauti: ma una malattia all'orecchio lo ha tenuto per qualche tempo lontano dalle ricerche spaziali. Sposato, con due figlie, una maritata di recente, Shepard è un'abilissimo uomo di affari, possiede banche e catene di supermercati, ed è considerato miliardario. Rigido e severo non gode di molte simpatie. Mitchell ha 41 anni, è laureato in scienze, e ha sempre avuto fama di "bambino prodigio". Come Shepard, viene dalla Marina ed è pilota militare. La sua conoscenza e la sua impazienza sono ammirate e temute dai tecnici di Capo Kennedy. Anche Mitchell è sposato e ha due figlie. Roosa sembra l'uomo più tranquillo della piccola compagnia. Trentottenne, è ingegnere, ha moglie e tre figli, e ama le canzoni del West, al punto da portarsene sull'Apollo alcune su nastro.    (e.c.) 


Perturbazioni in arrivo dal Golfo del Messico

Capo Kennedy, 30 gennaio. I servizi meteorologici segnalano l'avvicinarsi dal Golfo del Messico di una serie di perturbazioni che potrebbero raggiungere Capo Kennedy proprio nel pomeriggio di domenica. Se così fosse il lancio dell' "Apollo" verrebbe rinviato di quasi quattro ore.
Da quando un fulmine colpì l' "Apollo 12" in fase di partenza si è deciso di non effettuare lanci se il maltempo è a meno di otto chilometri da Capo Kennedy.  (Ansa - Reuter)




A pagina 6 del quotidiano "La Stampa" di domenica 31 gennaio 1971 la programmazione televisiva italiana della RAI e del canale televisivo svizzero (dalla collezione personale di Gianluca Atti).
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Nell'edizione de "Il Corriere della Sera" di domenica 31 gennaio 1971 la pagina 5 è dedicata completamente all'impresa lunare di Shepard, Roosa e Mitchell (dalla collezione personale di Gianluca Atti).


A CAPO KENNEDY TUTTO PRONTO PER L'IMPRESA SPAZIALE

In cinquecentomila per l'Apollo

Gli spettatori convenuti allo Spaziodromo da tutti gli Stati Uniti e dall'estero - Non si è tralasciato nulla per la sicurezza degli astronauti - Quello che si è saputo e quello che si saprà dalla Luna - Chi sono Shepard, Roosa e Mitchell


Il canto del cigno di Capo Kennedy

Lo spaziodromo è attrezzato solo per i lanci - Ne dovrà sorgere uno altrove quando sarà realizzata la piattaforma orbitale in programma

Nuova York, 30 gennaio. Sono settemila e cinquecento gli invitati con la qualifica di Vip convenuti a Capo Kennedy per la partenza dell' "Apollo 14". Dal ministro per la ricerca scientifica, Ripamonti, ai quattro studenti italiani premiati per aver svolto il miglior tema spaziale del concorso bandito da una ditta di carburanti, al vice-presidente Spiro Agnew, al futuro re di Spagna, don Juan Carlos di Borbone con la consorte, a governatori, deputati e senatori di vari stati della confederazione stellata. Per un raggio di una diecina di chilometri intorno a Capo Kennedy si calcola che alla partenza di Shepard, Mitchell e Roosa, assisterà circa mezzo milione di persone. Ma chi era presente dieci anni fa al primo volo suborbitale americano, oggi trova quanto mai calma l'atmosfera che si respira a Cocoa Beach e nello stesso porto spaziale.
Forse Capo Kennedy sta così vivendo le sue ultime giornate di gloria. Attrezzato soltanto per la partenza, quando si avrà a che fare con lo Shuttle, la spoletta o corriera spaziale, da e per la piattaforma orbitale già in programma, saranno necessari impianti nuovi per consentire l'atterraggio dei veicoli spaziali, attualmente recuperati con l'ammaraggio nel Pacifico. Potremo allora assistere alla stessa battaglia di interessi, che anni fa si concluse con la scelta di Houston come centro spaziale: una scelta tuttora dibattuta per le motivazioni non del tutto scientifiche che avrebbero fatto preferire il Texas, stato natale dell'ex-presidente Johnson.
Mentre a Capo Kennedy era da poco cominciato il count down, il conteggio alla rovescia, a Washington veniva reso noto il bilancio, che per l'anno fiscale 1972 prevede soltanto 600 milioni di dollari: nonostante fossero stati già drasticamente tagliati, i fondi devoluti allo stesso programma "Apollo" nel 1970 erano assommati ad un miliardo e seicento milioni di dollari. E durante l'ultima fase del count down, iniziato all'una locale di ieri notte l'unico inconveniente, registrato fra i tecnici del porto lunare non è stato dovuto alla perfezione con cui si sono svolte le operazioni, ma al calo delle paghe che vi sarà a partire dal giorno successivo al lancio in virtù di nuovi contratti di lavoro.   (Franco Occhiuzzi)  

Tre uomini con le ali

Alan B. Shepard
Non sono pochi quelli che non lo vedono di buon occhio, ma anch'essi mettono concordemente in evidenza la sua abilità. Così nei giorni scorsi uno dei più grandi giornali della Florida intitolava a tutta pagina il lungo racconto della vita di Alan B. Shepard Jr, il comandante dell' "Apollo 14", l'uomo che fra quattro giorni poserà i piedi sulla Luna. Nato il 15 novembre 1923 a Eastderry nel New Hampshire, il capitano di vascello della marina americana Shepard, può vantare almeno tre primati. Con i suoi 48 anni suonati egli è il più vecchio astronauta che voli dalla Terra alla Luna, è l'ultimo rimasto in attività dei sette uomini che la Nasa prescelse per il primo progetto dei voli umani nello spazio con le capsule Mercury.
Ma sopratutto egli ha avuto la strabiliante avventura di essere stato il primo americano a viaggiare nel cosmo sia pure con il modesto lancio suborbitale del 4 maggio 1961 (*), a bordo della Mercury, Liberty 7. Fu un volo di appena 15 minuti; Shepard raggiunse una quota di 185 chilometri e ricadde sano e salvo sull'oceano Atlantico. Di fronte a tutti i chilometri che ora Shepard sta per percorrere con l'"Apollo 14", quel volo appare una ben modesta impresa; ma appena dieci anni fa, essa servì ad aprì la via del cosmo alla titubante attività astronautica americana.
Compiuti gli studi primari nel suo paese natale, Shepard seguì la tradizione familiare (suo padre è un colonnello dell'esercito a riposo) e si iscrisse all'Accademia navale, diplomandovisi in scienze, nel 1944. Fece così a tempo a partecipare alle ultime fasi delle battaglie sul Pacifico della seconda guerra mondiale e fu assegnato infine come pilota collaudatore della Marina alla scuola aerea di Patuxent River. Partecipò alla guerra di Corea e quando la Nasa lanciò i suoi bandi di concorso per la scelta degli uomini spaziali, Shepard fu uno dei primi a presentare le sue credenziali. Nel 1947 si era sposato con una bella ragazza della Pennsylvania, Louise Brewer. Da lei ha avuto due figlie; Laura, nata nel 1947 e Julie, nata nel 1951; ha poi adottato la figlia di una sua sorella.
"Quando decisi di arruolarmi come astronauta, e mi fu fissata la data per il primo colloquio d'esame - ha scritto lo stesso Shepard - discussi tutta la notte con Louise; alla fine lei mi disse: "Ma perché chiedi a me il permesso, quando sai bene che farai tutto quello che vorrai qualunque sia la mia opinione?". E in effetti questi sono i lati fondamentali del carattere di Shepard: una eccezionale forza di volontà; una notevole sicurezza di sé; una grande forza di sopportazione nelle difficoltà fisiche e nelle situazioni più dure, purché egli sia in qualche modo il primo. Anche a scuola, ha scritto di lui sua madre, fino all'infanzia, voleva essere il primo della classe e ci riusciva.
Dopo il suo volo suborbitale, egli fu vittima di un grave disturbo al vestibolo di un orecchio, e pertanto fu dichiarato inabile all'attività astronautica. Non si dette per vinto: dopo aver consultato medici e chirurghi, si recò a Los Angeles nella clinica del dottor Whouse, presentandosi come un certo signor Victor Paulis (si noti la parola Victor prescelta per il suo falso nome) e accettò di farsi operare pur non avendo alcuna assicurazione sulla riuscita dell'intervento. L'operazione dette il risultato che egli sperava. Riacquistata la sua integrità fisica, fu riammesso nei ruoli degli astronauti e ricominciò il training per raggiungere la Luna. E' un uomo duro e volitivo ma sa anche rendersi amabile (sopratutto alle donne) per il suo fair play. Nel lavoro non ammette sbagli e sa essere rigorosissimo con i suoi sottoposti. Insomma, è quello che si dice un uomo nato per le responsabilità e le funzioni di comando. Del suo primo volo dice semplicemente: "Era pericoloso, non sapevo a quale incognita andavo incontro, ma dovevo farlo e lo feci". Al contrario di molti suoi colleghi non ha mai fatto dichiarazioni di professare fedi religiose.
Dei primi sette astronauti del programma "Mercury" insieme con Shepard è rimasto alla Nasa soltanto Donald Slayton come comandante a terra degli equipaggi, pur non avendo mai potuto volare per insufficienza cardiaca. Degli altri, Gus Grissom morì bruciato con l'"Apollo 1" in una simulazione di volo; Walter Schirra lavora con una compagnia di Denver; John Glenn si è dato alla politica; Carpenter compie ricerche oceanografiche; Gordon Cooper ha messo su una grande azienda commerciale e vive in una house boat, in una casa galleggiante, una specie di yacht, ancorata non lontano da Miami Beach.


Stuart A. Roosa
Stuart Allen Roosa - che nella missione dell'"Apollo 14" svolgerà la funzione di pilota del veicolo di comando, rimanendo in orbita intorno alla Luna, mentre i suoi due compagni Mitchell e Shepard porteranno a compimento le loro esplorazioni sul satellite - è anch'egli un militare. E' maggiore dell'Aeronautica ed è più giovane dei suoi compagni, essendo nato nel 1933 nella piccola cittadina di Durango nel Colorado. Capelli rossi, occhi blu, è alto circa un metro e settanta, e divento cultore di scienze e poi astronauta dopo essersi diplomato in giurisprudenza a Claremore, nell'Oklahoma, dove la sua famiglia si era trasferita. Si diplomò in scienze all'università dell'Arizona e poi in ingegneria aeronautica nell'università del Colorado. Si arruolò nell'Aeronautica nel 1953, diventando poi pilota collaudatore nella base di Edwards, in California. Come pilota dell'Aeronautica ha operato in Giappone nella base di Tachikawa. Nel frattempo si era sposato con Joan Barret di Tupelo, nel Mississippi, diventando padre di quattro figli: Cristopher, nato nel 1959, John nel 1961, Stuart jr. nel 1962 e Rosemary nel 1963.
Il 1965 segnò una data importante per Stuart Roosa. Conseguito il diploma per le ricerche aerospaziali, fece domanda alla Nasa per diventare astronauta e l'anno dopo fu prescelto con il gruppo degli ultimi diciannove astronauti destinati al programma "Apollo". Fino a quel momento egli aveva accumulato una esperienza di volo sui più differenti aerei acrobatici per un totale di oltre 4300 ore. Nel 1969 fece parte dell'equipaggio di riserva per la missione dell'"Apollo 9".
Roosa, pertanto, è una matricola dello spazio. Della sua vita privata non parla molto. Ama teneramente la moglie e i suoi quattro ragazzi e, quando può, si dedica volentieri ai suoi hobbies preferiti: la caccia, la pesca, la vela. Profondamente religioso, Roosa era luterano fino a 13 anni fa. Sposandosi si è convertito alla religione della moglie, diventando cattolico. Sulla Luna porterà con sé una medaglietta che gli hanno regalato i suoi familiari. E' una immagine in rilievo di San Cristoforo, protettore dei viaggiatori.


E. Dean Mitchell
Il terzo uomo dell'"Apollo 14", Edgar Dean Mitchell, è un texano di 41 anni. Capelli castani, occhi verdi, è alto un po' più di Roosa, ed è anche un po' più robusto. Quand'era ragazzo la sua famiglia si trasferì dalla piccola cittadina di Hereford a quella di Artesia, che Mitchell considera, appunto, la sua hometown. Ad Artesia compì tutto il curriculum scolastico primario e si diplomò in industrial management nel 1952.
Arruolatosi in Marina, si laureò in ingegneria aeronautica. Iniziò la carriera nella base di San Diego in California e poi a Newport, diventando pilota acrobatico. "La mia passione è sempre stata quella di volare - ha ripetuto più volte Mitchell - e volare sopratutto con il nome della U.S.Navy". Ma se è vero che la sua passione è il volo, vale per lui un altro fondamentale carattere. E' uno studioso accanito, non per nulla è riuscito a diventare docente (doctor of science) in aeronautica e astronautica al famoso Massachusetts Institute of technology fin dal 1964.
Anch'egli fa parte dell'ultimo gruppo di astronauti prescelti della Nasa nel 1966 per il programma lunare e fece parte dell'equipaggio di supporto a Terra per l'"Apollo 9" e dell'equipaggio di riserva per l'"Apollo 10". Sposato con Louise Elizabeth Randall, del Michigan, è anch'egli padre di due figli, come Shepard: Karlyn nata nel 1953 e Elizabeth, nel 1959. Ha una passione sportiva profonda per il nuoto e il tamburello.
Crede profondamente in Dio e fa parte di una attiva setta protestante. Crede anche nell'occultismo, ed ha studiato intensamente filosofia e letteratura.   (G.M.)     

2016/01/30

1971/01/...: Apollo 14 alla TV americana nei giorni prima del lancio


1971/01/30: -1 al "liftoff" verso la Luna. Le ultime notizie da "La Stampa" e dal "Corriere della Sera"


Pagina 11 de "La Stampa" di sabato 30 gennaio 1971. Dalla collezione personale di Gianluca Atti.


Domani sera la partenza per la Luna

Si immette il combustibile nei serbatoi dell'"Apollo"

Il conto alla rovescia procede "nel migliore dei modi" - I tre astronauti giudicati dai medici, a un ultimo controllo, in perfetta salute - I loro bimbi assisteranno al lancio - Stuart Roosa ha spiegato: "E' naturale, non vado sulla Luna tutti i giorni"

(Nostro servizio particolare) Cape Kennedy, 29 gennaio. Alan Shepard, Edgar Mitchell e Stuart Roosa, i tre astronauti americani che il 31 gennaio prossimo, esattamente alle 21,23 ora italiana, daranno inizio alla quarta spedizione umana sulla Luna, hanno completato oggi la fase "pratica" del loro addestramento. Ad un ultimo controllo la loro salute è risultata perfetta. Il conto alla rovescia è ormai giunto, con l'immissione dell'ossigeno e dell'idrogeno liquidi nei serbatoi della navicella di comando, al momento critico ed i tre astronauti, che hanno trascorso le ultime giornate a bordo dei simulatori di volo, dedicheranno ora gran parte del loro tempo ad un'ultima, definitiva revisione del piano di volo.
Le squadre di tecnici e scienziati preposti al lancio hanno dato inizio - come si è detto - alle operazioni di pompaggio dell'ossigeno e dell'idrogeno nei serbatoi che alimentano le batterie del modulo di comando.
Successivamente si procederà a riempire di combustibile il primo stadio del "Saturno 5" e ad immettere ossigeno liquido negli altri stadi del gigantesco missile.
Il direttore del lancio dell'"Apollo 14" è convinto che tutto avverrà nei tempi stabiliti. "Il conteggio continua nel migliore dei modi - ha detto - grazie ai mesi di duro lavoro da noi compiuti".
Qui, a Cape Kennedy, tutto è ormai pronto. Louise, la moglie di Shepard, è già alla base di lancio, ospite della Nasa. Sono attese anche le famiglie di Mitchell e Roosa. Nel 1961 la signora Shepard vide per televisione, dalla sua casa di Virginia Beach, la partenza del marito per il volo suborbitale di quindici minuti. Anche Louise Mitchell e Joan Roosa saranno a Cape Kennedy al momento della partenza, e ci saranno tutti e quattro i bambini di Roosa: "Non vado sulla Luna tutti i giorni - ha detto Stuart accogliendo il desiderio dei piccoli - e vorrei che fossero presenti alla partenza".  (r.s.)

Un "Modulo lunare" precipita in volo

Houston, 29 gennaio. Uno speciale veicolo a reazione impiegato per addestrare gli astronauti alle manovre di atterraggio sulla Luna (in pratica una replica del "modulo lunare") è precipitato oggi durante un normale volo presso la base aerea di Ellington. Il pilota, Stuart Present, si è lanciato con il paracadute ed è incolume, mentre il veicolo - denominato "Lltv", veicolo per l'addestramento all'atterraggio lunare - è esploso all'urto contro il suolo.  (Ansa - Reuter)

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Pagina 5 all'interno dell'edizione del "Corriere della Sera" di sabato 30 gennaio 1971. Dalla collezione personale di Gianluca Atti.


TUTTO E' PRONTO A CAPO KENNEDY PER IL LANCIO

Calma vigilia per l'Apollo

Domani il più grande e potente veicolo creato dalle mani dell'uomo si alzerà per portare tre astronauti americani verso una nuova avventura lunare - Intervista con Kurt Debus, il direttore dello spazioporto - L'importanza della presenza umana nell'esplorazione dello spazio


(DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE)  Capo Kennedy. 29 gennaio. Un grosso globo lunare montato equatorialmente su un piedistallo, e con disegnati sulla sua superficie numerosi cerchietti rossi e blu ad indicare i luoghi dove sono atterrate le astronavi del programma Apollo e le stazioni automatiche americane e russe, domina il panorama delle torri di lancio e dei simulatori spaziali di Capo Kennedy che si osserva dalla finestra dell'ufficio del dottor Kurt Debus, il direttore del grande spazioporto. Ogni tanto, in qualcuna delle brevissime pause fra i meetings e le telefonate che si inseguono a ritmo serrato anche in buona parte della notte, Debus si avvicina a quel globo, lo sfiora con una mano, quasi a carezzarlo, poi solleva con mossa rapida un grosso binocolo, sempre pronto sul davanzale interno della finestra, e lo punta deciso, rimanendo in osservazione per alcuni secondi. Di fronte a lui, nell'infinito orizzonte di Capo Kennedy e dell'oceano Atlantico si dispiega in tutta la sua irreale maestosità, il più grande e potente veicolo creato dalle mani dell'uomo: il razzo-grattacielo Saturno V con in cima le astronavi della missione Apollo 14 che domani si staccherà da Terra per portare altri due uomini a lavorare sulla Luna ed uno ad orbitare intorno ad essa. Con lo stesso colpo d'occhio da questa finestra si abbraccia anche il VAB (il Vehicle Assembly Building, l'officina per il montaggio verticale del Saturno e dell'astronave lunare): un edificio che potrebbe contenere il palazzo delle Nazione Unite di Nuova York e la basilica di San Pietro ed avanzerebbe ancora spazio.
Dopo qualche istante di osservazione intensa e quasi estatica Debus posa il binocolo e riprende il filo del suo lavoro chiedendo scusa per la breve pausa. Con un collega delle pubblicazioni Springer di Amburgo sono riuscito ad ottenere un colloquio con Debus. Corporatura robusta come i contadini della campagna di Francoforte dove egli nacque nel 1908, il dottor Kurt Debus mostra quindici anni di meno del suoi sessantatré. Una profonda cicatrice sulla guancia sinistra è il ricordo indelebile di un duello.
Insieme con von Braun e con Sthulinger egli è uno dei padri dell'era spaziale. Dopo essersi occupato a lungo di elettrotecnica come assistente e poi professore incaricato all'università di Darmstadt, cominciò ad interessarsi ai sistemi propulsivi. Von Braun lo volle con se a Peenemunde e, alla fine della guerra, sempre con lui, raggiunse l'America nel 1945. Da allora lo studioso ha partecipato alla preparazione di tutte le principali fasi della esplorazione del cosmo realizzata dagli Stati Uniti.
"Sul futuro delle attività spaziali - mi dice Debus - anche per quanto riguarda i voli umani, io sono ottimista. In vita mia, da quando mi occupo di razzi e satelliti, ho visto cancellare e risorgere decine di programmi, ho visto gettar via decine di progetti, ma poi le cose importanti ed essenziali sono sempre tornate fuori. E' tipico dell'attività umana e, in particolare, è forse inevitabile per imprese come le nostre che richiedono la collaborazione di tanta gente, tante energie, nonché le decisioni ai più alti livelli della politica".
Il discorso è chiaro ed è rivolto evidentemente a superare il senso di pessimismo che le riduzioni degli stanziamenti per lo spazio hanno provocato da qualche tempo a questa parte negli ambienti della NASA e di quanti si occupano di questi problemi.

Viaggio su Marte

"Dopo la conclusione della esplorazione lunare - continua Debus - il cui primo passo ci fu indicato dai politici per il 1970 (e che noi abbiamo realizzato con un anno di anticipo) si pensava logicamente che le tappe successive sarebbero state l'installazione di basi abitate sul satellite e poi il viaggio su Marte. Invece sono intervenuti fattori nuovi, sopratutto economici, e si sono dovuti cambiare i piani. Ma con più o meno ritardo queste imprese si faranno, non c'è dubbio e noi siamo pronti. Nel frattempo porteremo a termine il programma Apollo (a Capo Kennedy è già in via di allestimento il numero 15 che fra l'altro recherà a bordo il primo autoveicolo lunare con guida diretta dell'uomo) e poi inizieremo il programma per il laboratorio orbitale e per le navette spaziali.
Così queste imprese potranno anche servire per la acquisizione della esperienza tecnica indispensabile per la futura avventura umana su Marte. Per tutto questo, Capo Kennedy, data la sua posizione e le sue attrezzature e il suo personale perfettamente collaudati, continuerà a svolgere il ruolo principale. Dovremo fare ovviamente delle modifiche a qualche rampa e al VAB, ma le stazioni orbitali, le spazionavette, i boosters recuperabili, dovranno per forza essere preparati qui. E dovranno partire da qui. E probabilmente per questo, oltreché per le intrinseche necessità delle attività in corso, che il personale di Capo Kennedy ha subito finora le minori riduzioni rispetto a quelle di qualunque altra base. Lo spazioporto, mediamente, conta oggi su un esercito di scienziati, di tecnici, di operai specializzati pari a 17.500 unità"

I sovietici

Ma le domande che corrono in questi giorni nella testa di tutti e che gli poniamo subito riguardano ovviamente le differenze e i rapporti fra le imprese spaziali sovietiche e quelle americane. Che significato ha, a suo giudizio, il Lunakhod ? Battuti dagli americani con il programma Apollo, i russi hanno veramente rinunciato a mandare un uomo sulla Luna dopo aver fatto tanti exploits? E' più opportuno e più utile mandare uomini sulla Luna o soltanto stazioni automatiche? E' vero che i sovietici hanno ripiegato sul Lunakhod dopo aver constatato la loro impossibilità a preparare in tempo un veicolo delle dimensioni del Saturno V ? Il loro Saturno sarebbe esploso su una rampa di Baykonur nel 1969 provocando la morte anche di vari grossi calibri dell'organizzazione militare per lo spazio e la notizia del cui decesso venne poi data dalla stampa sovietica con molto ritardo ed attribuite ad altre cause. Ritiene vera la notizia che circola insistentemente a Capo Kennedy e secondo la quale i russi si apprestano a creare entro quest'anno la prima piattaforma orbitante con 12 uomini a bordo?
Il dottor Debus sorride ampiamente ed allarga le braccia:"Posso soltanto dare il mio giudizio sul Lunakhod e sulla esplorazione umana della Luna. Per il resto la mia posizione non mi consente nemmeno di esprimere la mia personale opinione".
"Il Lunakhod - egli aggiunge - è una magnifica realizzazione. Sul piano scientifico non posso dire niente perché i risultati sono evidentemente in via di elaborazione e sono stati resi noti soltanto molto parzialmente". Va detto comunque - anche se Debus lo ha taciuto - il commento di alcuni specialisti della NASA. Essi fanno notare che, almeno fino a questo momento, quanto ha ottenuto il Lunakhod - sia pure muovendosi su ruote con telecomandi da Terra - è molto inferiore ai risultati che fornirono, molti anni fa, le stazioni automatiche americane Surveyor.
"Gli automi - aggiunge Debus - servono benissimo per l'esplorazione spaziale quando si sa che cosa si vuol cercare. Per esempio noi dai Surveyor volevamo sapere la temperatura della superficie lunare, la quantità di radiazioni che riceve, la durezza del suo suolo. E queste risposte le abbiamo avute tutte e abbondantemente. Ma è laddove non si sappia che cosa ci sia oltre ai pochi fattori anzidetti che l'uomo, in ogni impresa esplorativa, è insostituibile con le macchine, a meno che non ci sia la impossibilità di mandarcelo"
Altri tecnici di Capo Kennedy stamane mi facevano notare che senza i lunar-orbiters non sarebbero state scoperte le anomalie gravitazionali (i mascons) della Luna. "Senza questa conoscenza - dicono i tecnici - la circumnavigazione della Luna da parte di Borman, Lovel e Anders nel 1968, sarebbe stata impossibile. Ma senza le più accurate misure di questi astronauti, le successive missioni lunari americane e anche russe (perché i dati sono stati sempre e tutti regolarmente pubblicati) sarebbero probabilmente fallite. 
Ora con il programma Apollo ci eravamo proposti l'esplorazione a fondo del satellite naturale della Terra. Con l'Apollo 11 abbiamo mostrato la possibilità per l'uomo di raggiungere il satellite e tornare a casa sano e salvo iniziando nel contempo l'opera esplorativa. Con l'Apollo 12 abbiamo allargato il campo di esplorazione dimostrando che l'uomo può lavorare in condizioni tanto diverse da quelle terrestri. Con l'Apollo 13 (pur con il dramma che ci fece vivere) abbiamo provato da quale situazione nello spazio l'uomo può essere salvato. Con l'Apollo 14 intendiamo portare a compimento la più attesa esplorazione nella zona di Fra Mauro. Tutto questo e le future missioni richiedono per forza la presenza umana".
"E all'uomo sulla Luna - mi dice un altro tecnico spaziale - i russi non hanno affatto rinunciato. Lo vedremo nei prossimi due o tre anni e vedremo presto anche le loro piattaforme orbitanti.".
La nostra intervista con Debus è bloccata da una chiamata urgente da Washington. All'altro capo del filo, ci fa sapere la segretaria, c'è von Braun. Debus si scusa. Ci rivedremo dopo il lancio dell'Apollo 14.
Per questo, intanto, tutto sta procedendo per il meglio. Alan Shepard, Edgar Mitchell e Stuart Roosa, in perfetta salute e con il morale alle stelle, proseguono intensamente la loro preparazione dentro i simulatori di volo. Mitchell ha fatto anche un giretto acrobatico su un superjet militare "per sgranchirsi le gambe" ci ha detto al telefono. Le operazioni di controllo al grande razzo, lungo i 26 piani della sua altezza, proseguono senza intoppi. Domani partirà per la Luna con il suo carico umano.  (Giancarlo Masini)

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Delegazione italiana a Capo Kennedy

Roma, 29 gennaio. Su invito della NASA una delegazione italiana guidata dal ministro per il coordinamento della ricerca scientifica e tecnologica, senatore Camillo Ripamonti, partirà domani per gli Stati Uniti d'America, dove domenica assisterà alla base di Capo Kennedy al lancio dell'"Apollo 14" previsto per le 21 italiane.
Nei giorni successivi il ministro Ripamonti e la delegazione italiana si intratterranno con esponenti del mondo aereospaziale americano; in particolare avranno conversazioni col Dipartimento di Stato, la NASA e varie comunità tecnico-scientifiche americane.
Il ministro Ripamonti, in conformità alle decisioni prese in sede CIPE nei giorni scorsi, parteciperà con la delegazione italiana, in qualità di membri della missione europea, composta da delegazioni di tutti i paesi europei interessati, a conversazioni col Dipartimento di Stato e la NASA, sulla partecipazione europea al programma "post-Apollo". Il ministro e la delegazione italiana avranno anche contatti in relazione ai programmi di collaborazione di ricerca in corso tra l'Italia e gli USA.

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Anche sul "Corriere della Sera" troviamo la notizia dell'incidente avvenuto alla base aerea di Ellington che ha portato alla distruzione un simulatore (LLRV) per i test di allunaggio.



2016/01/29

1971/01/29: In attesa del lancio ci si sgranchisce... le ali!

Mancano due giorni al lancio e i tre astronauti di Apollo 14, che alloggiano presso il Manned Space Operations Center, distante circa otto chilometri dalla rampa di lancio, per ingannare l'attesa non rinunciano ad un "giretto" a bordo dei jet T-38 nei pressi del Centro Spaziale Kennedy.

Il pilota del Modulo di Comando Stuart Roosa a bordo del T-38. Foto KSC-71P-66; scansione di Ed Hengeveld.


Il comandante e veterano dello spazio Alan Shepard. Foto KSC-71P-67; scansione di Ed Hengeveld.


Il pilota del Modulo Lunare Edgar Mitchell mentre firma un autografo a un addetto della base prima di imbarcarsi sul T-38. Foto KSC-71P-68; scansione di Ed Hengeveld.

1971/01/29: Ultime ore di relax per Shepard e compagni

Mentre a Cape Kennedy prosegue il conto alla rovescia scattato il giorno 25 alle 9 ora della Florida (le 15 italiane), i tre astronauti di Apollo 14, dopo le lunghe ed estenuanti settimane di allenamento, si godono le ultime ore di relax ripassando il piano di volo.

Il lancio rimane fissato per le 15.23 ora locale, le 21.23 italiane, del 31 gennaio. La cosiddetta "finestra" di lancio, cioè il periodo di tempo utile per raggiungere la zona di Frà Mauro con il Sole a 10 gradi al di sopra dell'orizzonte lunare, si chiude alle 18.31 ora della Florida dello stesso giorno.

Nel caso in cui il lancio di Apollo 14 non dovesse avvenire entro questo periodo, la successiva "finestra" favorevole non si riaprirebbe prima del primo marzo.

Da sinistra: Roosa, Shepard e Mitchell. Foto AP14-71-H-222.


Foto AP14-KSC-71PC-60.

2016/01/28

1971/01/28: Gli ultimi "supercontrolli per l'Apollo 14" dal Corriere della Sera

(dal Corriere della Sera di giovedì 28 gennaio 1971. Dalla collezione personale di Gianluca Atti)

CONTO ALLA ROVESCIA IN UN'ATMOSFERA DI SERENA FIDUCIA

SUPERCONTROLLI PER L'APOLLO 14

La Nasa ha modificato gli apparati che fecero fallire la precedente impresa lunare e ha messo a punto una serie di misure di sicurezza eccezionali - Isolati gli astronauti, i loro eventuali sostituti, i loro familiari e 167 altre persone

(DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE)  Capo Kennedy, 27 gennaio. Con viva soddisfazione è stata appresa a Capo Kennedy la notizia diramata ieri dalle fonti ufficiali sovietiche dell'atterraggio soffice realizzato dalla sonda russa sul pianeta Venere, mentre qui siamo alle fasi finali della preparazione per il lancio dell'Apollo 14 che la settimana prossima porterà altri due uomini sulla Luna.
Una soddisfazione - si badi bene - ben più vasta e diffusa di quello che può essere apparso dal comunicato ufficiale di prammatica emesso dal direttore ad interim dell'Ente spaziale americano, dottor Low. Ed i motivi sono semplici ed estremamente validi. "Ogni successo sovietico - mi dice un tecnico della NASA - rappresenta per noi non soltanto un incentivo ad operare più intensamente nelle attività spaziali, ma soprattutto costituisce uno dei pochi mezzi validi per indurre i politici a stanziare maggiori fondi per le nostre imprese. Tutto infatti (i nostri programmi futuri, come le nostre attività attuali) dipende da questo: dalla lungimiranza di chi ci governa. Dopo le meravigliose imprese dell'Apollo 11 e 12, dopo il fantastico salvataggio realizzato con la sfortunata avventura dell'Apollo 13 - continua ancora il mio interlocutore - abbiamo dimostrato di quali capacità scientifiche e tecniche disponiamo. Da questo punto di vista siamo pronti a tutto".
Ma lasciamo Venere, di cui dovremo certamente riparlare, e torniamo alla Luna. I preparativi per la partenza dell'Apollo 14 procedono con perfetta regolarità. Domenica prossima - salvo eccezionali imprevisti - il veterano del cosmo Alan Shepard e le due matricole dello spazio, Edgar Mitchell e Stuart Roosa, prenderanno il via per il grande balzo dalla rampa "39" di Capo Kennedy, dentro la navicella dell'Apollo in cima al razzo-grattacielo "Saturno V".

Tutto pronto

L'atmosfera che si vive nel più grande spazioporto del mondo - al di là delle preoccupazioni di carattere economico cui ho accennato - è di estrema serenità e sicurezza. Forti delle terribili esperienze dell'Apollo 13 che fecero vivere tutti in ansia sin da prima della partenza, i responsabili della NASA non solo hanno provveduto alle modifiche negli apparati che si guastarono e mandarono a monte l'impresa - come vedremo in modo più particolareggiato nei prossimi giorni - ma hanno anche messo a punto tutta una serie di misure di sicurezza senza precedenti. Prima di tutto, i futuri esploratori lunari sono stati isolati con anticipo rispetto a quanto è avvenuto per gli equipaggi delle spedizioni precedenti. I loro familiari sono stati posti da tempo sotto strettissimo controllo medico, in modo da poter conoscere con sufficiente anticipo eventuali comparse di ogni possibile malattia infettiva (come avvenne nell'aprile del 1970 con la rosolia e il morbillo); non diverse precauzioni sono state prese per l'equipaggio di riserva, formato da Eugene Cernan, Ronald Evans e Joe Engle, e per le centosessantasette persone che in un modo o nell'altro hanno contatto, in questi giorni, con Shepard e coi suoi compagni: nei simulatori spaziali, nelle astronavi di prova eccetera.
"Quanto era umanamente possibile - mi ha detto stamane il capo dei medici della NASA, dottor Charles Barry - noi l'abbiamo fatto per impedire che qualche malefico virus venisse a intralciare i nostri programmi. Fortunatamente, anche nell'ultima attentissima visita medica e negli esami clinici eseguiti l'altra mattina (ulteriori check-up verranno compiuti prima di domenica e il giorno stesso della partenza) hanno confermato che gli uomini dell'Apollo 14 sono ready to go, pronti per la grande avventura".
In perfetta salute si trova anche il capo dell'equipaggio di riserva, Cernan, il quale come si ricorderà, nei giorni scorsi era rimasto vittima di un incidente quando precipitò in Indian River, proprio a Capo Kennedy, con il suo elicottero.

Al millesimo

Mentre attorno al grande razzo e dentro l'astronave, già da tempo installati sulla rampa di partenza, si affaccenda, secondo il rigidissimo rituale tecnico, un numero di specialisti per la messa a punto finale degli apparati e per i relativi controlli, siamo ormai entrati in quella che si chiama la fase ultima (conteggio alla rovescia): gli esploratori lunari hanno trascorso le due giornate di ieri e di oggi dentro i simulatori di volo, per controllare la loro preparazione e per collaudare i sistemi di collegamento radio e televisivo con la centrale di comando di Houston nel Texas.
Shepard, nel veicolo lunare, abbinato a un complesso sistema elettronico, ha simulato l'atterraggio sul punto previsto della superficie selenica per la sua missione, nella regione collinosa ed impervia del cratere Fra Mauro. E' riuscito perfettamente ad "allunare", ma con qualche secondo di ritardo e con un consumo di propellente leggermente superiore a quello previsto dai controlli di volo. Se anziché di un viaggio simulato si fosse trattato del vero e proprio volo lunare, non sarebbe successo niente di grave; comunque, l'operazione sarà ripetuta ancora sin quando non risulterà perfetta al millesimo. Per quanto riguarda le apparecchiature, le verifiche in corso hanno rivelato sinora soltanto un inconveniente: una piccola perdita in uno dei sistemi delle batterie elettriche; l'apparecchiatura è stata immediatamente rimpiazzata e le operazioni previste non hanno subito interruzioni. Anzi, a quanto si rileva dall'ultimo comunicato della centrale di controllo, sono aumentate le ore di build in hold, cioè il tempo di riserva a disposizione dei responsabili del conteggio alla rovescia che precede il lancio. In altre parole, le operazioni di controllo sono in vantaggio rispetto ai tempi loro assegnati.
"Il viaggio di Apollo 14 - ci ha detto un tecnico mentre lasciava la rampa al termine del suo turno di lavoro - dovrà essere il più bello di tutti: non solo perché viene dopo il dramma di Apollo 13, ma anche perché si devono ricordare nel modo più degno i valorosi astronauti Grissom, White e Chaffee, che proprio nella giornata di oggi - quattro anni fa - rimasero bruciati durante una simulazione di volo in cima a una rampa di lancio, per preparare le fantastiche avventure lunari che in parte abbiamo vissuto e che stiamo ancora per rivivere più intensamente".
(Giancarlo Masini)

2016/01/26

1971/01/26: Il quotidiano "la Stampa" presenta la nuova impresa spaziale americana destinata a riprendere l'esplorazione umana della Luna

La pagina dedicata alla tecnologia e alla scienza de "La Stampa" di martedì 26 gennaio 1971 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).


Nove mesi dopo la tremenda avventura dell'Apollo 13

Di nuovo verso la Luna

Apollo 14 partirà domenica sera (ore 21,23 italiane) da Cape Kennedy - Avrà a bordo il comandante Shepard e il pilota Mitchell, che scenderanno nella tormentata zona di Fra Mauro, mentre il maggiore Roosa li attenderà in orbita lunare - La sosta sul nostro satellite durerà 34 ore (più che nelle spedizioni precedenti) e l'equipaggio avrà compiti più difficili da svolgere - Obiettivo principale: ricercare eventuali tracce d'acqua nelle rocce

Cercheranno acqua fra i crateri provocando terremoti artificiali

La ricerca del petrolio nel sottosuolo ha forse suggerito all'astronautica il metodo più adatto a scoprire se esiste acqua nelle viscere della Luna e a stabilire in quale stato (solido, liquido e gassoso) vi è imprigionata. Il metodo è, infatti, analogo, anche se gli apparecchi impiegati saranno più semplici e gli strumenti tarati in maniera diversa. In base alle informazioni dei sismometri lunari che hanno registrato gli echi di numerosi eventi tellurici naturali (scosse endogene e impatti di meteoriti) e di uno artificiale (*) (la caduta del Lem di Apollo 12, mandato ad infrangersi contro la Luna ad una quarantina di chilometri dalla zona di atterraggio, dopo la partenza degli astronauti per il viaggio di ritorno), l'interno della Luna sembra sensibilmente diverso da quello della Terra. E' quindi possibile che i metodi terrestri debbano essere oppurtunatemente "corretti" prima di fornire dati sicuri.

Sarà Mitchell a compiere l'esperimento di prospezione durante la prima delle due escursioni di 4 o 5 ore previste dal programma. L'astronauta incomincerà a disporre sul terreno, lungo un perimetro di un centinaio di metri, tre geofoni collegati da un cavo. Quindi camminando lungo il cavo sparerà contro il suolo una serie di 21 colpi, uno ogni cinque metri. Per farlo si servirà di una specie di pistola con la canna molto larga e chiusa da una piastra denominata "thumper". Prima di premere il grilletto Mitchell appoggerà la piastra contro il suolo, in modo da proiettare contro di essa tutta la forza esplosiva della cartuccia. La detonazione creerà onde d'urto che penetreranno nel sottosuolo fino ad una profondità di circa 150 metri. Le onde riflesse verranno quindi captate dai geofoni, che le analizzeranno, le trasformeranno in una serie ordinata di impulsi elettromagnetici e trasmetteranno questi ultimi fino a terra. Saranno poi le caratteristiche delle onde di ritorno a svelare ai selenologi la natura, lo spessore e la struttura della crosta sottostante.

Prima di rientrare nel Lem, Mitchell predisporrà anche un secondo esperimento dello stesso genere. Nella zona di atterraggio impianterà infatti anche uno speciale mortaio con quattro granate, che verranno poi sparate con telecomandi da terra dopo la partenza di Shepard e Mitchell. Le granate esploderanno a distanza di 152, 305, 914 e 1524 metri, generando onde riflesse di grande intensità ed ampiezza che i geofoni capteranno e invieranno a terra. Per ampliare la zona esplorata nelle due prove il mortaio verrà orientato nella direzione opposta a quella in cui Mitchell ha compiuto il precedente esperimento con il "thumper".

L'esame delle onde sismiche riflesse permetterà ai selenologi di accertare se la Luna è fatta a strati come una cipolla (e cioè come la Terra) oppure se è omogenea rispetto al suo nucleo più interno. Queste prime informazioni permetteranno pure di stabilire se la Luna possedeva inizialmente un nucleo allo stato di fusione e lo conservò nello stesso stato anche in seguito oppure se tale nucleo si raffreddò progressivamente e rapidamente.

Scopo principale degli esperimenti di Mitchell sarà tuttavia quello di scoprire se nella crosta lunare esiste acqua. Se il prezioso elemento esistesse davvero, in sufficiente quantità e in uno stato tale da risultare estraibile con facilità, il futuro delle esplorazioni spaziali potrebbe essere addirittura rivoluzionato. Avere acqua a portata di mano sulla Luna, infatti, non significherebbe soltanto alleggerire il carico pagante dei missili vettori di domani e quindi ridurne il peso e la complessità, ma vorrebbe pure dire aver risolto uno dei problemi più importanti per la sopravvivenza prolungata dell'uomo nelle colonie lunari.

Ma c'è davvero l'acqua sulla Luna? Per rinforzare la loro certezza i selenologi più convinti si appellano a due ipotesi. La prima suppone che durante la sua formazione la Luna sia stata ripetutamente investita dalle comete, che agli albori dell'universo a noi più vicino dovevano essere abbastanza numerose. E poiché la loro coda sarebbe composta quasi esclusivamente di ghiaccio, sembra assai probabile che questi proiettili di acqua solida siano penetrati in profondità attraverso la crosta ancora morbida. La seconda ipotesi immagina invece che anche la Luna abbia avuto un'origine analoga a quella degli altri corpi del sistema solare, cioè da un nucleo caldo attorno al quale si sono raccolte polveri cosmiche formate da tutti gli elementi a noi noti, fino a formare la massa attuale. In questo miscuglio sarebbero naturalmente stati presenti anche l'idrogeno e l'ossigeno, che successivamente si sarebbero combinati sotto forma di acqua.

Quando poi gli elementi radioattivi del nucleo hanno cominciato a disintegrarsi e quindi a riscaldare notevolmente la massa, l'acqua si sarebbe trasformata più o meno totalmente in vapore e sarebbe salita verso la superficie. Giunta alla crosta, parte di essa si sarebbe diffusa nel vuoto cosmico circostante, proprio perché la forza di gravità lunare è tanto debole da non riuscire a trattenerla in superficie, mentre una parte potrebbe essere rimasta imprigionata - forse allo stato solido - sotto la crosta. La particolare natura del suolo, nel quale abbondano sostanze isolanti come le miche, l'avrebbe protetta dalle radiazioni, mantenendola nello stato solido.

(Bruno Ghibaudi)

(*) Nell'articolo viene dimenticato un secondo evento tellurico artificiale provocato dal terzo stadio del Saturn V, l'S-IVB, nell'aprile 1970, durante la drammatica missione Apollo 13.


Un carretto ripiegabile a due ruote per il trasporto delle polveri lunari 

Gli astronauti Alan Shepard ed Edgar Mitchell, che nel corso della prossima missione dell'Apollo 14 esploreranno la regione selenica di Fra Mauro (il nome è quello d'un cartografo veneziano del Cinquecento) si serviranno, per il trasporto dei materiali sulla Luna, di un piccolo carrettino a due ruote.

Il carrettino, denominato "Met", dalle iniziali Modular Equipment Transporter, è costituito da un semplice telaio ripiegabile in lega leggera: le ruote sono in gomma, pneumatiche, gonfiate ad una pressione di un decimo di atmosfera; il timone di guida è pure in lega leggera e termina con un anello triangolare, entro il quale gli astronauti infileranno la mano per trascinarlo.

Il peso del carrettino, a pieno carico, è di 45 chilogrammi sulla Terra, ma sulla Luna, a causa della ridotta forza di gravità, sarà di soli 7 chilogrammi.

Il "Met" sarà trasportato sulla Luna ripiegato su se stesso, staffato all'esterno del modulo di discesa: giunti a destinazione, gli astronauti dovranno staccarlo, aprirlo e caricarlo con gli strumenti e le attrezzature previste per i loro programmi esplorativi.

In particolare sul "Met" troveranno posto le macchine fotografiche e cinematografiche con i relativi caricatori di ricambio, una telecamera stereoscopica, un magnetometro portatile per il rilievo del campo magnetico lunare, i contenitori per la raccolta dei campioni di roccia.

I campioni verranno estratti a diverse profondità dalla superficie con una apposita paletta, sistemata essa pure sul "Met": ogni esemplare, prima di essere raccolto, verrà fotografato cinque volte e sarà descritto verbalmente in ogni dettaglio per radiotelefono ai centri di ascolto di Houston, in modo da corredarlo con il maggior numero di informazioni che possono essere utili, in seguito, nelle analisi di laboratorio.

Ogni campione sarà raccolto in una apposita busta numerata e verrà messo assieme agli altri nelle apposite sacche sistemate sul "Met": alla fine dell'esplorazione le sacche saranno trasportate sul modulo di ritorno del Lem, mentre il carrettino verrà abbandonato assieme alle altre attrezzature sul suolo lunare. L'impiego del "Met" faciliterà notevolmente il lavoro degli astronauti dell'Apollo 14 rispetto ai loro predecessori che dovevano trasportarsi tutte le attrezzature e le sacche dei campioni a spalla: il "Met", comunque, oltre che servire da mezzo di trasporto, svolgerà pure un'altra funzione di pari importanza: esso permetterà di stabilire in "loco", come potrà muoversi e quali difficoltà incontrerà la futura "jeep" prevista per gli spostamenti sul suolo lunare degli astronauti dell'Apollo 15.

A tal fine il carrettino è stato opportunatamente strumentato con dinamometri e accelerometri.
(Mario Oggero)

2016/01/19

1971/01/19: Prova generale del conto alla rovescia

Tredici giorni prima del decollo per la Luna, gli astronauti e tutto il personale del Centro di Lancio di Houston effettuano una dettagliatissima prova generale del lancio per dimostrare di essere pronti: è il CDDT o CountDown Demonstration Test. Queste sono le foto di quel giorno.

Vestizione di Alan Shepard. Foto KSC-71P-17.


Vestizione di Edgar Mitchell. Foto KSC-71P-18.


Vestizione di Stuart Roosa. Foto KSC-71P-19.


Al Centro di Lancio, Rocco Petrone, direttore del Programma Apollo (in piedi). Foto KSC-71P-12.


Terminata la vestizione, gli astronauti si incamminano verso l’uscita. Foto KSC-71P-13.


Gli astronauti di Apollo 14 escono all’aperto e prendono un furgone per andare alla rampa di lancio. Foto KSC-71PC-24.


Alla torre di lancio. Foto S71-16635.


In cima alla torre di lancio. Foto KSC-71P-27.


In cima alla torre di lancio. Foto 71-H-214.


Sul braccio mobile della torre di lancio che porta alla White Room, la camera accanto al modulo di comando. Foto KSC-71P-28.